Mi chiedo se sempre sia l’estrema resa
(dei conti) alla rinuncia un giro di boa
quando tutto è uguale
eppure niente è più come prima nemmeno punto
virgola o rima
aprendo e chiudendo parentesi
di riflesso incontrando te stesso
sfiorando melodie di un duetto
di amanti mai conosciuti
ricominciando dall’ABC
scacciando i demoni di ieri
col gioco del CUCÙ.
***
Viviamo alla soglia dell'assenza
senza margine di bagliore
la viviamo dove siamo
al bordo della luce.
Biciclette
Biciclette
Tre biciclette
rossa verde blu
non troppo nuove strette alla staccionata
e fuori contesto in bilico
sul cemento un'oasi di lillà.
***
L'azzurrino funerale
dei petali caduti
al primo sbuffo di vento.
*** Profuma l’aria
d’incanto e meraviglia
sbocciato è l’iris
Che mi chiamino i fiori
Che mi chiamino fiori
Che mi chiamino i fiori
dal “pergolo”da una bifora
dall’aperto giardino
emanando bagliori
con le loro vocine opalescenti
con quel loro candore celestino.
Non starò a bocca aperta
a sbirciare un qualche trucco
risponderò sommessamente
come si conviene per una grazia ricevuta
Colore d’assenza
Colore d'assenza
Se non fosse
per quel battere d’ali
senza scarti
per lo stridere alto
in volo di rondini
a Venezia sarebbe primavera
ricami di luce su marmi bianchi
meridiane d’ombra
su pietre d’Istria silenti.
Un profumo un colore d’assenza
di giardini celati
salvo per quel filo verde
ostinato filo a filo
tra pietra e pietra
a ricordarci mai spenta
la nostalgia di un prato
Naną
Nanà
Solitaria agonia dell’integra notte
dilata in silenzi d’acqua e di pietre
il nome di Nanà il nome di tanti
sono andati via nessuno sa dove.
Venezia postuma
Venezia postuma
Chi sarą lultimo palmato abitante
di questa Venezia postuma?
Trasparente bianca crisalide di pietra
cuspide balaustra istoriata dalghe
ora cattedrale sommersa
per la curiositą di flash subacquei
e pesci spazzini ultimi guardiani del degrado
i soli che potrebbero dirsi veneziani.