|
|
|
|
|
|
|
dalla Silloge “Passaggio obbligato |
|
|
|
|
|
|
|
* * *
Dal cavo di profonde lontananze
risalgono abissi
d'un inverno lunare.
Tra salici nudi,
spogliata dagli anni
nell'aria sospesa cammino.
La mia ombra si spande
su spazi sopiti
d'un esistente nulla.
Respiro smarrita, mentre
voci sepolte celano
gelosi battiti di vita.
E R E D I T A'
Nel volto disfatto
si specchia
un cielo d'acciaio
che preme
un antico inesploso dolore.
Non voglio raccontare la pietà
d'un senile silenzio
che traccia quotidiani confini
ma annoto la tua fedeltà
nel passare ai tuoi figli
fatiche usurpate
in un magma di vita
madido di tristezza.
|
|
DIMENSIONE DIGNITA'
Senza intenzione
riporti domanda
incessante
Con sguardi diversi
riemergi sentimenti
schiacciati
d'un amore sfumato
e ripeti domanda
incessante
Ricordi entusiasmi
trasparenti, sensazioni,
pongono in evidenza
la conclusione
d'un definitivo
abbandono.
* * *
Lungo il viale del tramonto
folli abissi turbinano
e sanguinano ricordi
mentre una favola assurda
rinarra esaurito giorno.
Il volto della saggezza
cela chiavi di lacrime
dentro altari abbandonati.
Corsa di disperazione
mentre sanguina la notte.
Tutto è crepuscolo nel mio
nido di solitudine
fronde avare coprono
logoranti incertezze di
messaggi incomprensibili.
Lungo il viale del tramonto
dirada vanità dell'io.
|
|
|
|
|
|
|
|
* * *
Occhi stanchi
si posano
su specchi incandescenti
e vedono riflessi
eventi smagliati.
Lontano
sotto il fangoso vento
si torce un mare
di vane verità.
Larvati eventi
di definite violenze
sbarrano stanchi passi
d'uomo esaurito.
Vita violata
non più riporta
messaggi di speranza
ed occhi stanchi
si chiudono
su viso dilatato
in ultima follia.
|
|
***
Ristagnano
impietose tensioni
mentre, con debolezze
spogliate dalla dignità,
ricerco giorni
disoccupati d'amore
In angoli
protetti dai silenzi
s'attarda l'ansia
che smaglia
penombre di sapienza
Di colpo,
punti d'incontro
riflettono contemporanee
menzogne;
il cielo
sfiorisce dolcezze
coltivate
da altezzosi impegni
poi nell'impigrirsi
di tregue indifferenti
termina il senso
di definizioni ormai soffocate. |
|
|
|
|
|
|
|
|
* * *
Rifiuterò drappi di seta
che sotto il peso
d'un sorriso
gettano per cibo
sogni lapidati
da immonde magie
Rifiuterò drappi di seta
che con mani-cellule
per campi di cave
sbarrano
casti sogni
in deserti assetati
tornerò con la seta
dei soli capelli
per cogliere sogni
rinati
per cogliere sogni
mai nati.
***
Potranno le nostre risa
planare tra i giorni
lunghi di immoti dolori.
L'animo, assorbendo
scintille di gioia
franerà per inespresse speranze
e punto su punto
in lente parabole
risalirò la china
di venti affiorati
sui pendii dei pensieri,
librerò i segni
di chiari mattini
che con fili di luce
tesseranno l'abito
di una nuova vita.
|
|
|
* * *
Come razza di sherpa
camminiamo
molli di sole
a sollevare
con animose forze
inconsistenti ombre
d'un mondo larvale.
Itineranti fiori del domani
ironizzano
sulle coltri di muffe
che ci vogliono nudi e deboli
e raggiungiamo vette
di terre lontane
ebbri dello scintillio
di spazi incontaminati.
* * *
D'autunno cerchiamo pretesti
per evadere ancora
nel calore dei falò estivi.
Alibi d'essenze
ci avviano a tempi di banalità
dove produrre dolore è motivo
per vagare radenti
tra torri stupefatte.
L'evasione conosce
i limiti delle origini
e tenui accordi d'orchestra
sigillano scatole
di fedeli in catene.
Ed ora trasferiti
su ali di neve
ricadiamo nella luce
dell'inverno e cogliamo
i silenzi di bocche
sature di colla.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
* * *
Nel limbo di memoria
scoprimmo
come incisi su tombe
giorni dubbiosi.
Da luoghi incolori
come piccole anime smarrite
vennero
le vaghe regioni dei vivi:
un farsi bianco
del tempo
tra fruscii di seta
sui giorni scontati
d'un nulla epicureo
ribadiva che la vita
è atroce.
Ecco ristabilire
tra simboli di tetri scarabei
forme rimarginate
da farfalle di fuoco
che per luci sulfuree
riconducono
intuibili echi di speranza.
|
|
|
***
Tra luminose vegetazioni
di intatte memorie
s'annienta
immota morale
e si duole l'infanzia
/amaro fantasma/
pulsa un abbraccio d'ignoto
che liquefacendo
pareti invisibili
sfibra il sacco della memoria
svelando - tra indocili sogni -
sacralità del silenzio
sacralità del tempo. |
|
|
|
|
|
|
|
* * *
Io non c'ero
mentre mani ti ghermivano
e i biondi capelli falciavano.
Io non c'ero
mentre i tuoi occhi azzurri
diventavano cielo uscendo dal camino.
Io non c'ero
quando i miei fratelli
venduti, i miei fratelli
persi, i miei fratelli…
ancora ti cercavano
per appenderti come un frutto
appassito, ai rami del viale.
Io non c'ero
quando tante cose
quando tanti fatti
quando tanti bambini
quando tanta gente…
Io non c'ero.
Ma oggi sono qui,
oggi solo posso dire,
a te che non sei più
che i drammi
e le sofferenze passati
non si possono cancellare
oggi solo posso dire: - lottiamo, perché non debbano tornare -
|
|
|
* * *
Musica vaga
scende
a tracciare lineamenti
varcando cancelli
di cellule ignare,
supera porte
sorvola argini.
pura immagine
vaga
quale idillio
di feticci e ritrova
parole rubate.
Riappare sui volti
il ricordo
ed oscilla in silenzi
sgualciti.
Ritornano i tempi tenaci
ed ancora più oltre
saremo noi,
saremo sempre musica.
* * *
Ancora per poco
nel tempo che cancella
tornano le tue orme
dal passato
- sei salda nel pensiero -
Ancora per poco
però, e gli effluvi
si dissolveranno
mentre le stelle
cominceranno a brillare.
E tu sei qui
figura immensa
figura immane
che tutto avvolge
Ancora per poco.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
al Conte (Cagliostro)
Senza suoni nell’aria
osservo quel grumo di case distese
Un senso di solitudine
mi porta ad immaginare
il suono della tua voce
ed il cigolio della porta
che su di te si chiuse
Vagò il pensiero
cercò strade solitarie
per fuggire da quel colle
e giungere al mare
Ma dalle inferriate
volò solo una coccinella
presagio di vita e ... di morte.
|
|
* * *
Musica vaga
scende
a tracciare lineamenti
varcando cancelli
di cellule ignare,
supera porte
sorvola argini.
pura immagine
vaga
quale idillio
di feticci e ritrova
parole rubate.
Riappare sui volti
il ricordo
ed oscilla in silenzi
sgualciti.
Ritornano i tempi tenaci
ed ancora più oltre
saremo noi,
saremo sempre musica.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
* * *
Nel tempo degli ulivi
bambini rincorrono
esili sogni.
Ancora baluardi
ad incertezze mielate
- fragili stupori -
profanano canti di croci
Complice violenza
rapida risale il poggio,
tra germogli
torturati dai venti
dipinge dubbi
dissacra l'eco
e conduce lacrime
al compagno.
Fermiamoci a ricevere
con braccia nude
aromi liquefatti
di una impalpabile
umanità.
|
|
|
Alla mostra egizia di Nefertari
(Palazzo Grassi Ve)
Non sono sola in questa sala
mentre osservo,
non sono i turisti che odo,
alita lieve brezza
che accarezza i ricchi sarcofaghi
aleggia profumo d’unguenti,
tintinnio di monili
lievemente riecheggia
non ignara del tempo
non bloccata
in fissità di silenzi
viaggi e giungi al mio fianco
a parlare di un tempo passato
a narrare di un tempo futuro
in un oggi
in cui il tempo dilata le ore
tra ieri e domani
|
|
|
|
|
|
|
|
|
* * * ( a Laura)
Nel tepore della primavera
era nato un fiore.
Tu eri giovane, col sorriso
sulle labbra,
la vita era luce,
gioia, amore.
Il primo temporale estivo
presentimento di nuovi tempi.
E tu non sapevi
del fiore che cresceva
sul tuo seno
Tu sorridevi perché
la vita è bella
la vita è gioia,
la vita è amore
Le piogge d'autunno, profumano il bosco
presentimento di nuovi tempi
E un viso serio ti parlò,
ti parlò di un fiore
cresciuto nel tuo seno,
un fiore che ti rubava la vita.
Tu sorridevi perché
la vita è bella
la vita è amore
e non pensavi al dolore.
La prima neve cadde
presentimento di nuovi tempi
E tu non sapevi
che la tua gioia
il tuo sorriso
il tuo amore
sarebbero stati coperti
dal candore della neve
ma, sul tuo viso pallido
brillavano occhi profondi
occhi sereni
che dicevano che tu sapevi.
|
|
|
* * *
E' sorto il sole stamani
ad illuminare
una giornata senza te.
Nell'aria, ancora
vibra il tuo sorriso
e splende ancora
la luce dei tuoi occhi.
Il tuo andare
è per noi un restare…
ed ancora
nell'aria attorno a noi
sapremo cogliere la tua carezza.
23.6.2000 |
|
|
|
|
|
|
|
|
Ottavio Benini
(maggio 2000)
C'è qualcosa nell'aria che freme
è un respiro celato
trasmesso dal vento:
Ottavio è partito
non è andato lontano
se appena gli occhi socchiudo
una voce mi dice: ricorda.
Tra le ciglia velate di lacrime
intravedo quel mondo
che con amore narravi e cercavi.
Sei ancora con noi,
quel cuore che ha fatto le bizze
è un cuore talmente grande
e a noi l'hai donato
perché ancora, in tutti, resti
l'amore per il tuo paese.
Ti vogliamo bene, grazie Ottavio! |
|
|
* * *
Non era una stella
che brillava nella notte
era una voce di odio
che splendeva nel cielo
Dormiva Mestre
sotto una coltre di stelle
mentre si sbriciolavano
vite e mattoni.
Le notti continuano a tornare
ma al cielo
non salgono più
canti d’allegria
d’una vita frenetica
Oggi salgono solo
preghiere di dolore e di strazio.
L A P I A Z Z A
Nella piazza una fontana
una fontana che piange
nell'aria una domanda
nel silenzio la risposta
M A L I N C O N I A
Una foglia secca
una croce
un pianto.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
UN PUGNO DI NULLA
Un pugno di nulla
da un grande amore
una gran fiamma
per nulla lasciare
Un pugno chiuso
che nulla contiene
tutto il ricordo
del grande bene
che ho donato a te
Ma anche tu
stringerai al cuore
vuoto d'amore
un pugno chiuso
che nulla contiene
ultimo dono d'un grande bene
E l'amarezza
che avrai nel cuore
non ti saprà sciogliere mai
tutto quel gelo
che ti strappò a me. |
|
|
SOLITUDINE
Da tempo il mio cuore
avvolto da una nebbia cupa
e tutti i miei istinti tiene celati.
Eppure a volte mi sento
fremere di gioia
o morire di dolore
e vorrei che il mondo
sentisse con me.
E' impossibile
questa nebbia continua a calare,
a separarmi
dalle cose che amo.
Perché mi fermo?
Perché non reagisco?
Una tenue luce
è, per un attimo, filtrata
chissà forse era per me
il messaggio che da tanto
attendevo da Te.
LA TOMBA
Quella tomba abbandonata
senza fiori e senza lacrime
sfuggita da ognuno
come fosse temuta
Oggi è rinata
una vergine in lacrime
seguita da un bambino
oggi l'ha baciata.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
LA PARTENZA
Le tue mani di vetro
si posavano sui miei baci
mentre l'autunno
cadeva sul nostro addio |
|
|
L A F I N E
Quando mi sono alzata ero felice
Si, tu mi amavi
vicino illuminavi l'aria
scaldavi la stanza.
Mi amavi, ti amavo,
il mondo era bello.
Mi sono fermata un attimo
per aspirare quella felicità
ma non profumi di fiori
non musiche divine
solo un vento tagliente
ed un rombo assordante
non potevo capire
perché: ti avevo perduto.
|
|
|
|
|
|
|
|
|
S E T T E M B R E
In questo settembre
/ferito dalla tristezza/
caduta
/su spazi lacerati dal silenzio/
un'alba immobile.
A lungo aspettammo
il vento caldo dell'autunno
a cancellare l'arrivo dell'inverno
Macerati nell'attesa
ci ha sorpresi
un tramonto di ghiaccio.
***
Lacrime di pioggia
Non devono essere
Il solo ricordo
Di uno splendido amore.
(1980)
|
|
|
SPIRALE a spanio sergio
Compare un segno nel cielo
è un messaggio, un essere umano o altro?
Tra galassie imperfette d’amore
tra spazi siderali
tra noi che sogniamo,
costante un quesito si pone
e poi?
e più avanti, che c’è?
Quesiti che assillano l’uomo
che lancia la sua fantasia
in galoppi sfrenati a cercare più oltre
a cercare che cosa?
Ed ecco che dal fondo del cuore
una risposta compare
è l’anelito , il desiderio di andare,
il movimento a spirale
che l’uomo realizza
un movimento d’amore
che TU SAI
ci porta oltre ogni galassia
ci porta oltre le stelle
per giungere al centro del cuore. |
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
|
Giorgia Pollastri
dalla Silloge
'Passaggio obbligato'
|
|
|
|
|
|
|
2 |
|
|
|
|
chiudi |
|