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...le scosse continuano ma già si stanno rimuovendo le macerie, attaccati alle benne stracci e pezzi di carta, ricordi di altri che li hanno persi per sempre, insieme alla polvere si leva una tristezza infinita.
Resta solo la poesia, che dice quello che non passa mai a ciò che non finisce mai. |
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E IL TERZO GIORNO …
Solo tre giorni dopo
si sono già spenti i sorrisi,
quelli d'adrenalina.
Gli Extra accorsi alla fonte
dell'europea democrazia,
civiltà superiore,
con gli occhi ancora illusi
pretendono soddisfazione
ad aspettative create,
in forza del diritto.
E già si sa, faranno loro
da parafulmine alla rabbia
scoccata dall'orgoglio
che mal sopporta graduatorie
al diritto acquisito,
e più ne impedisce la questua
agl'altri, stanchi di pazienti
umili attese manzoniane.
Così tutto s'incancrenisce
nell'astioso risentimento
che rischia di offuscare
anche la luce boreale,
l'impegno assiduo e generoso
del volontario accorso.
Solo tre giorni dopo,
quando il tremore sotto i piedi
si trasmette alle viscere
e ancora più si fa profondo
lo sfregio di macerie.
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San Felice sul Panaro, 24 maggio 2012
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SCOSSI |
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Forse le ripetute scosse
ci hanno shekerato l'anima
montato a neve il cuore
non saprei dire ma qualcosa
dev'essere successo.
Nel silenzio sospeso
in attesa del brontolio profondo
sulle strade fra i campi
la notte è solcata
dagli spettrali lampeggianti
dei mezzi di soccorso,
non siamo soli,certo no!
E allora perché ci sentiamo
così tanto lontani
come se non fosse la nostra
la vita reale, la vera.
Dalla terra riemergono
preistoriche melme sabbiose
mentre sotto le lave premono;
dalle case dirute
le travi indicano il cielo
e nell'azzurro stranamente
chiaro, la stella del mattino
sembra più vicina, e allora
perché noi ci sentiamo
così tanto lontani.
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San Felice sul Panaro, 25 maggio 2012 |
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EMILIA LAPIDA
Accantonata l’umiltà
per la modestia rigorosa,
senza sbracciati piagnistei
lamentele insistenti
servili implorazioni;
consapevolezza, se mai
senza la questua miseranda
la richiesta furbesca
che tende all’accaparramento
all’aggiotaggio vile
che trasforma il compagno
di sventura in una vittima
e l’altro in cravattaro
vampiro del bisogno altrui,
nella memoria ancora
spregevole borsanerista,
forma di sciacallag gio
se mai possibile,più subdola
e per questo più squallida;
invece il giusto orgoglio
e la coscienza del diritto
che antepone il più bisognoso
nell’onestà che garantisce
di non venire escluso;
anche nella disgrazia
la forza e la capacità
di dare l’ultima energia
a quell’abnegazione
che pone un forte accento.
sopra la dignità.
San Felice sul Panaro, 4 giugno 2012 |
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PERDITE |
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Rappresentava bene
l’ordinato complesso rurale
la realtà del suo tempo,
la casa bassa con la gronda
appena sopra le finestre
piccole, maestose
invece la stalla e il fienile,
gli archi perfetti e le colonne
di marmo di Verona,
ricovero del capitale
prezioso del padrone,
l’altra invece dimora
della famiglia di mezzadri
e prima ancora “al terzo”,
di facile sostituzione
ad ogni San Martino.
Ora la tragica livella
da entrambe mostra il cielo.
Erano case vecchie
e poi ci penserà il padrone,
è vero ma noi tutti
che dalle case e dalle strade
vivevamo il riflesso
di case coloniche
cariche della nostra storia
tanto che ci apparivano
ed erano un poco anche nostre
a noi cosa rimane.
Attrezzi e macchinari
troveranno ancora riparo
sotto prefabbricati
che ci ricorderanno il sisma
e non la nostra infanzia:
noi saremo più poveri
dell’unica nostra ricchezza.
San Felice sul Panaro, 2 agosto
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COCCI |
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Ho ancora piedi
e gambe
che strada per strada
mi hanno portato
alla ricerca
degli amici.
Ho ancora mani
e braccia
che di giorno in giorno
riescono a procurarmi
il necessario
per vivere.
Ho ancora testa
e mente
che notte dopo notte
non ha smesso di pensare
e già riordina
i pensieri.
Ho ancora cuore
amore mio
che battito dopo battito
ormai è un don abbondio
giunto al termine
di un lungo viaggio.
S. Felice sul Panaro, 26 ottobre 2012
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Francesco Mandrino - |
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