versicolazioni

Dopo la prima raccolta,
“Compolenimenti di sogno d’amore e di anarchia dai confini
del mio cesso”, non ho resistito alla tentazione di sbrodolarmi
addosso questa seconda prova versicolare che, pur
continuando da là dove ci eravamo lasciati,
“comporre, creare per lenire”, recupera molti più pezzi
precedenti il 1992, nel tentativo, questa volta, di oltrepassare i
confini del mio.....
sesso

Ereticamente vostro


RUGGERO LAZZARI
Poet’attore libertario

Chi cerchia trova

 
   
 

ALMENO PER IL TEMPO CHE TRAPASSI IL CUORE
(Bis)

Belle le donne che ballano
sul mio cuore palcoscenico
bella serata davvero

passi leggeri su spessori di luce turchese
passi aggrovigliati al rosso passione
passi felpati posati su bolle celesti
passi urlanti su esplosioni di gioia arancione

Tagliare la musica
leccarla annusarla
lievi tracce di sogno soffiate su neri fondali
graffi di luce
sbuffi di sudore dai capelli
corpi tesi corpi suadenti
ora dolci ora vibranti

E si rompe la clessidra del tempo
si balla per sempre
si spegne la voce
e vedo il buio come fosse di luce !

Bella la donna mia
che balla affogando su grigie sabbie di stasi
fra le lamette spietate dei miei freddi pensieri
che il tempo si raggrumi sulle ferite del cuore
e fermi per sempre il tuo eterno soffrire

Non ti arrendere !
precipitati ruggendo coraggio
dal labirinto dei torvi pensieri
asciuga di schianto la mia vuota palude
ballami via questa noia incolore
agita il corpo in un urlo che partorisca sapore
balla ! dammi un appiglio non ti fermare !

E si romperà finalmente la clessidra del tempo
mi ballerai addosso godendo per sempre
mi spegnerai la luce, accanto
e solo allora vedrò le mie energie riposare.

Faccio scivolare come olio prezioso
dalle tue spalle giù per le losanghe del dorso
fino a spiccare il volo sul trampolino dei lombi
questi cattivi pensieri questi mefitici nembi
e mi ritrovo a ballare su quella corda tesa, d’incanto
fra il mio sorriso ed il tuo piacere

Bella serata davvero
bello ritrovarci amore
almeno per il tempo che la freccia trapassi il cuore
che la goccia di sangue cada
solcando di luce rossa il buio della sala
che la musica faccia per l’ultima volta vibrare il silenzio
che il pubblico applauda

   
 
   
  UNA NOTTE DIAMANTE PASSEGGIANDO


Sto morendo
pian piano
goccia dopo goccia
sempre bloccato nello stesso paesaggio
nevrotica routine va libertà masticando
ti succhio e mi succhio      l’anima
intristendo in una vita formica        ogni giorno

Dimitrij Scivolaj
una notte, passeggiando
al Carpe Diem stavo solo piangendo
aghi di ghiaccio i pensieri d’un colpo
colori                voci               rumori                   sssssstick!
per sempre lo snock del polderpack iberna un depresso

Traspare Dimitrij stupito
aggrappato al pallido urlo ghiacciato
pur in quell’attimo sorrideva freezendo
pian piano
lama dopo lama
mi pattinavano sopra lo sguardo
tutte le cosce più belle del mondo
.....è proprio un peccato
tu che mi succhi
io che ti succhio l’inguine
godendo di una vita cicala ogni giorno
se solo avessi osato !

Dentro il più freddo inverno
Dimitrij Svivolaj
una notte, passeggiando
sulle mie stesse lacrime cristallo
la mia depressione nel Herengracht kanaal
finita in un lampo-ghiaccio
freezzzzzing!

Piroetta giovine pattinatrice gonnella rosso velluto
atterra in spaccata la mia faccia coprendo di schianto
strekzinkkk del polderpack che eccitato si va fessurando
sto morendo                     per sempre
pian piano
goccia dopo goccia
il suo pube ha colato il mio urlo quel giorno

così, Dimitrij è sparito per sempre nei flutti volando

“Amsterdam piange il Poeta
giovane patafisico russo in visita
morto
Dimitrij Svivolaj
ubriaco di lacrime
depresso
nel Herengracht kanaal
una notte diamante passeggiando”

   
 
   
  TESTI
COLANDO

(Pene d'amor spremute)

Testi
colando
pene dei miei umori
inchiostro vischioso
semina pagine nella palude
il mio bambino interiore
semina trappole nel cuore
dispettose provocazioni
violentano insaziabili la tua libertà
sfondano l'autostima
ferocemente frusta la lingua
il tuo scudo di frigidità
soffoco di casalinghitudine
quel bambino bisognoso che ho dentro
e taccio

Mille baci di fiele
mille catene di spine
mille abbracci di pomice
è solo un frutto bacato la mia libertà
ebbro di dominazione
i tuoi occhi vuoto silenzio mi urlano pianto
putibondo e corroso ormai il nostro sorriso
la nostra antica gioia persa pisciando
cala un glande sipario                             “spleen”
quella mia antica ombra nera passando

Con un colpo di geni                           tale
che me l'hai eretto di nuovo
spremendo -satanassa !- come uva le palle
ruggendo la tua minaccia rilasci
tamburellando fra le dita dolcemente i miei acini
e respiro pian piano di nuovo
il mio turgore le tue zanne di lussuria scintillano
brividospasmo
di getto
ho partorito Peter Pan sulle tue coppe da latte
testicolando

Pene
d'amor spremute
ora vado scrivendo.

 
 
   
    CON IL SAPONE D’ALEPPO

Con il sapone d’Aleppo
d’oliva e d’alloro
come crema silvana schiuma e profuma
riluce il suo seno
risplende il suo culo
turgidamente mi perdo fra le braccia di Eros

E tu
che gelosa mi urli negl’occhi
carpirai il sogno dell’eroe dei pezzenti
partorito nel vomito
dove è nato anche Dio
dove sguazza Lucifero
di risate mercante
sulle spiagge di Rio

Ubriaco confuso
piangente
la schiuma ti soffio
in mezzo alle cosce
dove alle donne più belle del mondo
Lesbia ha nascosto di certo le palle

E confesso
di Priapo l’avventura galante
tu sguaiata mi sghignazzi negl’occhi
poi chetato il mammelloso sobbalzo
succhi lasciva uno stik d’amarena
per lenire il mio tumefatto orifizio
con leccate soavi e gelanti
toccasana alle mie pene ardenti

E tu che geloso mi urli negl’occhi
capirai il sogno amarena
dell’eroe dei pezzenti ?

Con il sapone d’Aleppo
d’oliva e d’alloro
come crema silvana schiuma e profuma
riluce il mio corpo
risplende il sorriso
turgidamente mi perdo fra le braccia di Eros

Ubriaco confuso
piangente
la schiuma mi soffi
in mezzo alle cosce
dove agli uomini più belli del mondo
Amore, a volte, fa cadere le palle.

   
 
   
  SALVATO

Ora lo so
passo di striscio la coda dell’occhio
perdo coscienza mi rovino addosso
pupille color sbiadito malinconia
tiro il freno posteriore
mi sbanda l’umore
si blocca la ruota sul ciglio del fosso
il traditore ha tradito sé stesso

Bruca la carpa chiome d’alga sguazzando
mi centra l’anima una rondine nera sfrecciando
oggi non vado a votare, non voglio
desidero una discendenza e non posso
di tremore mia madre si va consumando
e ti odio             e ti amo
di secrezioni si vive e si muore
scopando e marcendo

Spurgo           putrido           vomito
dalle miserie del mondo
mi sbanda la bici
urlo                     volo!                  mi schianto
sopra la carpa chiome d’alga brucando

Ora lo so
passo di striscio la coda dell’occhio
prendo coscienza                   mi rovino addosso
pupille dilatano il buio nel fosso
l’eretico più saggio e spietato è tornato
costruirò un’isola senza colpa e peccato
ma non trufferò i dominatori del mondo
li sedurrò solamente stavolta
in quell’isola che crederanno Santo Domingo
e quando saranno di sperma, di droga e di cibo satolli
privati dell’ansia d’esser i più potenti
capiranno perché non ho votato oggi
delegando ad un ricco istrione il bene e il male del mondo

Bloccati i pensieri sull’orlo del fosso
lui mi sorride dal ciglio guardando
ride di gusto l’eretico risorto
saliva sudore ed inguine caldo
mi sbandano gli umori
pupille dilatano in un lampo giallo
sul ciclo mestruale del mondo stavo correndo

Ribattezzato da una carpa
letto chioma d’alghe, nel fosso
ora lo so
il coraggio di sbandare ci salverà da noi stessi
dalle inquisizioni
dagli umori del profeta pazzo di turno

Ciclista libertario eretico distratto
da quel bel culo che ti porti appresso
sarò Roger dal Fosso
salvato
grazie alle tue curve
sparite in un lampo

   
 
   
  LA GOCCIA

Cago uno stronzo duro
giusto preciso al centro
che l’acqua della tazza
risponde a spruzzo

fresca di puzzolenza
una goccia di ritorno
mi bacia con un brivido
giusto il culo nel mezzo

E mi sovvien l’eterno
il senso della vita
la noia esistenziale
Libertà e Giustizia

Che siamo ridotti a stronzi
contenti di galleggiare
covando ansia e rabbia
che ci faran scoppiare
nell’urlo marcescente
di una diarrea bestiale

Cadrà mai un giorno il giogo
che i signore della fretta
della televisione
han messo al mondo intero anche sul sognare ?

Coraggio compagni al cesso
cagate duro al centro
il vaso ormai è colmo
la libertà è a un passo


Che nel liquame o si galleggia
o si muore soffocando
spingete tutti assieme
forte, più forte, adesso !
sarà un culo rotto cagando
e mai più quello di un fesso

La goccia di ritorno va rivoluzionando
bisogna rompersi il culo
anche per realizzare un sogno

   
 
   
 
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