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particolare del dipinto "Omaggio alla Malcontenta" di Marco Gazzato
 
 
Erbolario
 
Erbolario... elenco delle piante  
 
 
Il quadro della Malcontenta veicola informazioni come un libro. Vi sono magistralmente rappresentate da Marco Gazzato, le piante piccole e grandi del territorio di Malcontenta; da quelle che nascono sulle barene a quelle delle spiagge, dei campi fino a quelle dei giardini e dei parchi. Dalla prima idea di una compilazione "a tavolino" delle proprietà delle diverse erbe si è passati ad una ricerca aperta curata nella raccolta e compilazione da Simonetta Borrelli. Dall'idea iniziale di Antonella Barina sulla lista fornita da Marco, un primo spoglio dei libri sulle proprietà alimentari e terapeutiche delle piante è stato fornito da Carla Eligi; le ricerche successive e la loro illustrazione e stesura web sono di Simonetta Borrelli, alla quale si possono far pervenire ulteriori  informazioni, segnalazioni e precisazioni sulla flora  del luogo citandone la fonte.

Molte di queste hanno specifiche proprietà sia alimenteri che curative, come ad esempio:
 
spaziatore
 
 
fiore di malva

La "Malva Silvestris" veniva usata fin dall'VIII secolo a.C. sia come ortaggio e sia come rimedio medicamentoso.
Venivano utilizzati i teneri germogli; Cicerone, che ne era molto ghiotto, ne faceva indigestione; Marziale la usava come cura riparatrice dopo un'orgia e, secondo Plinio, una pozione a base di succo di malva evitava malesseri per tutta la giornata.
I Pitagorici la consideravano pianta sacra col potere di liberare gli uomini dalla schiavitù delle passioni; Carlo Magno la volle come pianta decorativa nei suoi giardini imperiali.
Nel XVI secolo, in Italia era denominata
in Italia per le sue innumerevoli proprietà, era denominata omnimorbia= rimedio per tutti i mali, e tutt'oggi in erboristeria è sicuramente la pianta medicinale più venduta.

Quest’ erba ha proprietà benefiche per curare gli ascessi, le emorroidi, la faringite, l’ intestino pigro, il nervosismo, la tosse catarrale e il raffreddore.

Della pianta della Malva, non si butta via nulla: con foglie e fiori teneri si possono delle deliziose insalate primaverili, insieme a valerianella e tarassaco, mentre con le foglie più dure possono essere usate per fare minestre e risotti, insieme all'ortica; con le radici invece si possono fare degli ottimi decotti per curare i disturbi della pelle dall'interno, macerati e infusi per uso esterno.
La malva contiene mucillagini, antociani, potassio, ossalato di calcio, vitamine e pectina. 
Grazie alle sue mucillagini, la malva ha un enorme potere antinfiammatorio , molto utile in tutte le patologie cutanee e non.

Linguaggio dei fiori: Malva

La malva, pianta dalle innumerevoli virtù, nel linguaggio dei fiori nell'ottocento ha simboleggiato l'amore materno e la calma che ben si spiegano considerando le sue proprietà medicinali. Questa credenza si aveva a partire dal Medioevo, proseguita poi anche nel Rinascimento e sino ai giorni nostri ma nel passato, aveva tutt'altro significato. Plinio ci tramanda infatti che era considerata la pianta del desiderio sessuale. Era infatti considerata un potente afrodisiaco, sia per l'uomo che per la donna: bastava legarsi tre radici vicino ai genitali, per aumentare il desiderio sessuale.
 
atropa Belladonna, pianta a fiore e appartiene, come il pomodoro e la patata, alla famiglia delle Solanacee (Angiospaerme, Dicotiledoni)
Da Wikipedia, l'enciclopedia libera

« Notte poi partorì l'odioso Moros e Ker nera
e Thanatos (morte, generò il Sonno, generò la stirpe dei Sogni;
non giacendo con alcuno li generò la dea Notte oscura;
e le Esperidi che, al di là dell'inclito Oceano, dei pomi
aurei e belli hanno cura e degli alberi che il frutto ne portano;
e le Moire e le Kere generò spietate nel dar le pene:
Cloto e Lachesi e Atropo, che ai mortali
quando son nati danno da avere il bene e il male,
che di uomini e dei i delitti perseguono;
né mai le dee cessano dalla terribile ira
prima d'aver inflitto terribile pena, a chiunque abbia peccato»
(Teogonia di Esiodo, vv. 211-222)


« Ma perché lei che dì e notte fila,
non gli aveva tratta ancora la canocchia,
che Cloto impone a ciascuno e compila... »
(Divina Commedia, Purgatorio, Canto XXI, 25-27)

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Atropa belladonna, dal greco a = senza e tropa = vita, cioè che toglie la vita.

Il nome del genere dal greco “Átropos”, nome di una delle 3 Parche, divinità a cui era affidato il compito di recidere il filo della vita ai comuni mortali, questo a indicanrne i letali effetti. Il nome specifico fa riferimento all’uso cosmetico della pianta: veniva infatti impiegata dalle cortigiane di Venezia come collirio, per provocare la dilatazione della pupilla ( midriasi ), ciò conferiva allo sguardo femminile un particolare fascino, pare, molto apprezzato all’epoca.

La belladonna è una pianta a fiore e appartiene, come il pomodoro e la patata, alla famiglia delle Solanacee (Angiospaerme, Dicotiledoni)

La belladonna e' una pianta largamente utilizzata nel passato in campo esoterico come strumento che favorisce la Veggenza e l'Uscita in corpo astrale. La belladonna e' una pianta tossica e se presa in piccole dosi può provocare una violenta contrazione della faringe e impedisce così ogni tentativo di deglutizione. E' tossica in ogni sua parte, bastano dieci o venti bacche prodotte dalla pianta per provocarne la morte di chi le ingerisce. Inoltre ha anche un effetto allucinogeno.

Nomi dialettali: Solatro maggiore (il Solatro minore è il Solanum nigrum L.), Bella dama, Parmentana, Solano furioso, Erba morellina, Ilina, Morella furiosa, Tabacco selvatico, Erba bella, melanoceraso, tabaccuni.

Fu spesso utilizzata insieme a piante come la datura per realizzare il famoso "unguento delle streghe " la cui tossicità era così elevata che permetteva di penetrare al di sotto dell'epidermide.

L' impiego principale dell' atropina è limitato oggi alla clinica oculistica. Serve, infatti, all' oculista per dilatare la pupilla ed esaminare meglio il fondo dell' occhio». (Adriana Bazzi
)
 
salsola kali

Salsola Kali, erba di Kali, in dialetto veneto "Rospani"

Nel passato veniva bruciata e calcinata per estrarre la soda con cui si faceva il vetro a Murano, non solo, una volta seccata in grandi mucchi veniva bruciata sopra una buca, formando una massa fluida e alcalina che veniva usata come detersivo.

Il nome del genere si riferisce al suo sapore salato, quello specifico dal nome Kali = potassa, riconduce al significato del nome generico, in combinazione con l'acido fosforico dà origine a un sale: il fosfato di potassio.

Proprietà ed utilizzi: pianta che contiene acidi organici, segnatamente acido ossalico, sali di sodio, di calcio, di potassio e di magnesio, vitamine del gruppo B e la C, grazie a questi principi attivi le si attribuivano in passato proprietà rimineralizzanti e diuretiche e veniva anche utilizzata in decotto come lozione per pelli rugose e rilassate.

Le giovani foglie possono essere consumate in insalata, lessate o cucinate per minestre, sughi, sformati. In passato le piante essiccate venivano aggiunte a vari legumi per accelerarne la cottura. Per il l’ alto contenuto di soda ( 25%) delle sue ceneri nel 18° secolo tale sostanza veniva estratta e commercializzata col nome di “soda vegetale” o “soda coltivata”.

 
bardana

Un vecchio proverbio è legato alla Bardana:« Se la vecchiaia vuoi tener lontana, fatti amiche cicoria e bardana ».

La bardana, rinforza il sistema immunitario, è un antibiotico naturale, è una pianta tonica per il fegato, i reni, i polmoni, purifica il sangue, neutralizza le tossine, ripulisce il sistema linfatico, ha una azione antimicotica, antibatterica, si usa nelle affezioni cutanee, ha proprietà diuretiche, stimolante epatobiliare, ha una azione antidiabetica,  ipoglicemizzante, è utile  per tutte le malattie della pelle, acne, psoriasi, indicata per i calcoli renali, nelle allergie, nella febbre, ha attività antireumatica, abbassa il colesterolo,  utile per l'eczema, i reumatismi, l'artrite, la gonorrea, la gotta, l'impotenza, la sterilità, l'ulcera peptica, l'influenza, le vertigini, ha attività antifungina, e antibatterica per le affezioni genitali, esternamente si impiega per le emorroidi, il cuoio capelluto, la pelle.

In cucina, si utilizzano le foglie, il fusto, i semi e le radici. Le foglie giovani, raccolte prima della fioritura, dopo bollitura si consumano in insalata, e così i gambi crudi, privati dalla scorza. Le radici della Bardana, tolta la scorza, dopo cottura si consumano in insalata, mentre se essicate e macinate servono per preparare un gradevole caffe. Le foglie venivano fumate come il tabacco.
 

limonium narbonense

Limonium  narbonense,
 "lavanda marina" quando questa specie, a fioritura tardiva, è nel culmine della fioritura fa conferire alla barena un particolare aspetto cromatico. (vedi particolare del dipinto)

pianta perenne (emicriptofita), alta dai 30 ai 70 cm, con foglie basali allungate disposte a rosetta. I piccoli fiori violacei sono riuniti in una densa pannocchia, assai vistosa durante il periodo di fioritura, che va da giugno a settembre.
 
silene vulgaris

Silene vulgaris

Bubbolini, Strigoli, Silene rigonfia, Erba del cucco, Schioppetti, Spizzoli, Stridi, Cavoli della comare, Sonaglini.

il nome deriva da Sileno, accompagnatore di Bacco, dal ventre rigonfio come il calice della pianta.

Proprietà ed utilizzi: I germogli, raccolti prima dell’antesi, sono una tenera verdura con sapore dolce e delicato: è fra le erbe più ricercate ed usate in cucina.
È buona mellifera, la radice contiene saponine.
Utilizzata per torte salate, per frittate, come condimento per la pasta, nei risotti, come ripieno per farcire ravioli, in insalata.
Molto ricercata dal bestiame, è un ottimo foraggio.


Curiosità: Il fiore con il calice a palloncino risulta di difficile accesso per gli insetti che sono alla ricerca del nettare, alcuni calabroni con uno stratagemma simpaticissimo, bucano il fiore alla base del calice, riuscendo in questo modo ad estrarre il nettare. I suoi fiori restano aperti anche alla sera e sono impollinati dalle farfalle notturne.
Da qualche tempo una casa sementiera ha messo sul mercato i semi della Silene vulgaris, permettendone in questo modo la coltivazione.

 
Artemisia coerulescens

Artemisia coerulescens L. detto: assenzio di laguna

Artemide, la dea guerriera protettrice delle donne partorienti, possedeva anche la virtù di guarire molte e pericolose malattie, tra cui la peste. Si avvaleva per le sue cure di molte erbe, di cui, quella in particolare a lei dedicata prendeva il nome di Artemisia, una pianta le cui virtù terapeutiche le sarebbero state insegnate dal Centauro Chirone. Possiamo dire che la pianta cara ad Artemide non delude mai l’uomo, che si è affidato alle sue proprietà per combattere i mali che lo affliggono fin dall’antichità e che ne trae oggigiorno una nuova speranza per debellare una delle sue piaghe storiche, la malaria. Tratto da: la pianta di Artemide di (Giancarlo Marconi, scienzato ISOF CNR).

Artemisia coerulescens L, ha un odore caratteristico: gradevole in alcune varietà, meno in altre, mentre il sapore è amaro. Usata in erboristeria, sono presenti come principi attivi carotenoidi, fitosteroli, flavonosidi, lattoni sesquiterpenici, vitamine, sali minerali e artemisina.
 
salicornia

Salicornia

Salicornia veneta , è la specie forse più rappresentativa dei terreni pregni d’acqua situati nelle parti meno rilevate delle barene.
Le salicornie, come dice il nome, contengono molti sali minerali come iodio e bromo, sono per questo utilizzate in  farmacia per il loro effetto calmante e nelle cure degli ipotiroidei. Ricche di vitamina c sono state utilizzate dai vichinghi. Si possono mangiare in insalata e in alcuni mercati vengono vendute con il pesce. Sono considerate piante pioniere in quanto colonizzano ambienti proibitivi per altre piante. Presentano foglie carnose appressate le une alle altre. In autunno assumono una forte colorazione rossastra.
La parte edibile è costituita dai germogli e dalle parti giovani e tenere della pianta.
Vengono generalmente consumate previa bollitura, condite in insalata con olio sale e pepe oppure utilizzate per preparare conserve sott’ olio o sott’aceto.
Per il loro sapore acidulo e amarognolo vengono utilizzate anche per la preparazione di zuppe, frittate o salse per condire o accompagnare primi o secondi piatti soprattutto a base di pesce o crostacei.
La salicornia contiene numerosi acidi organici, vitamina C e del gruppo B, sali minerali, in particolare ossalati, sali di Iodio e Bromo, mucillagini e pectine.
Sono indicate proprietà depurative, rinfrescanti e antiscorbutiche.

 
Tamarix gallica
Tamarix gallica

Tamarix gallica, nota come scopa marina e tamarisco.
Il genere Tamarix sembra faccia riferimento al nome di una popolazione pirenaica, i Tamarisci, che abitavano una località dove queste piante crescono in abbondanza.
La specie è stata utilizzata, anche localmente, per il rimboschimento di luoghi sabbiosi e salati, per il consolidamento delle dune e come barriera frangivento.
In passato veniva utilizzata come foraggio, perché apprezzata dal bestiame per il sapore salato.

Il tamerice o albero delle nebbie è un arbusto a foglie caduche che a volte può assumere l' aspetto e il portamento di un albero. I suoi rami principali portano rametti caduchi che lasciano cicatrici evidenti. I fiori bianco-rosati sono riuniti in sottili spighe lunghe fino a 5 cm. Un' antica tradizione suggerisce l' impiego di giovani ramoscelli di tamerice per le loro proprietà astringenti, diuretiche, sudorifere, toniche, ma soprattutto per il loro organotropismo verso fegato e milza. Proprietà Il gemmoderivato è ottenuto dalla macerazione di giovani getti di Tamarix g. agisce probabilmente a livello del midollo osseo e della milza, stimolando la formazione di globuli rossi e di piastrine.

Organotropismo: midollo osseo, fegato, milza Linea cellulare: megacariociti
Anemie ipocromiche, Sindromi emorragiche da piastrinopenia, Anemie e piastrinopenia acquisita, soprattutto di origine virale (parotite,epatite), Mononucleosi infettiva, Istiocitosi diffusa cronica (P. Henry).
 
Equiseto (erba cavallina)

EQUISETO -  equisetum arvense

Quando la terra era dominata dagli anfibi e dai prsimi rettili, le progenitrici dell’equiseto erano piante gigantesche.

L'equiseto era utilizzato nell'antichità per lucidare i legni ed i metalli per la ruvidezza delle sue foglie dovuta alla notevole quantità di silice contenuta. A tale scopo veniva anche commercializzato sotto forma di polvere finissima per forbire le casseruole e per pulire le delicate opere di legno o di metallo degli artigiani.
Presso i contadini era in uso utilizzare la pianta anche in cucina come alimento di discreto potere nutritivo da sostituire carne e pesce. Allo scopo venivano bolliti nell'acqua i giovani germogli fertili e poi infarinati e cotti nell'olio, oppure venivano conservati e mangiati sotto forma di canditi all'aceto

Mattioli, medico e botanico del cinquecento, spiegò l’ origine del nome equisetum , che in italiano significa coda di cavallo, dalla somiglianza della pianta adulta con la coda di cavallo.

Il nome di questa pianta deriva da equis = "cavallo" e seta = "crine, seta".

Sinonimi: Coda cavallina, asperella, coda equina , code di cavallo code d'asino.

Si tratta di una pianta perenne. L’ equiseto è molto particolare in quanto ha radici, ma non ha fiori né semi, la sua riproduzione è assicurata dalle spore, il loro involucro è costituito da 4 strisce elastiche che si srotolano quando l’aria è calda, liberandole. Un’ altra particolarità consiste nella successione sullo stesso ceppo di due fusti differenti, il primo compare in primavera è fertile, non ramificato, di colore rossastro e porta all’ apice la spiga con le spore, scompare in estate. Viene sostituito da un fusto sterile verde, scanalato, cavo, molto ramificato, alto fino a 50 cm, diviso in segmenti separati tra loro da nodi. I rami sono verticillati, gracili, ruvidi, è privo di odore.

L’Equiseto e le sue fantastiche proprietà.
L’equiseto è una pianta dalle meravigliose proprietà. Grazie al contenuto di silicio trova svariate applicazioni ed è particolarmente utilizzata nell’industria cosmetica.
È una pianta medicinale diuertica, coagulante e rimineralizzante usata per curare problemi delle vie urinarie e problemi articolari

L’equiseto è indubbiamente una delle piante rimineralizzanti più valide al giorno d’oggi. Il suo contenuto di silice la rende indispensabile per chi vuole prevenire e/o curare tutti i problemi legati alle ossa. Infatti basta un piccolo ragionamento per capire che la mucca non beve latte e non mangia latticini, ma produce un nettare ricchissimo di calcio: e come fa? Mangiando tanto, tanto foraggio ricchissimo di silice, che l’organismo trasforma in calcio. Lo stesso per il pulcino. Quando l’uovo viene deposto, il contenuto di calcio è minimo, mentre quando il pulcino esce dal guscio ha un quantitativo di calcio nelle sue ossa di 10 volte superiore. Ma come è possibile? Lo preleva dal guscio, sottoforma di silicio.
Lo stesso vale per noi.
L’acido silicico ha la proprietà di aumentare l’elasticità dei tessuti connettivi, della cartilagine, della pelle, giova alla ricostruzione dello scheletro e favorisce la guarigione di fratture e danni ossei. Usato nell’osteoporosi, nell’artrite reumatoide e nell’arteriosclerosi. Aiuta a risolvere il problema delle unghie fragili, la caduta dei capelli e i disturbi della pelle. Rinforza i globuli bianchi aumentando la resistenza alle infezioni, ed è inoltre un ottimo diuretico. Lieve astringente intestinale, viene usato spesso in abbinamento con l’ortica, per disinfiammare intestino e rimineralizzare l’organismo (ed altro ancora ovviamente). Porta sollievo nelle cistiti, nelle ulcere dello stomaco, e in caso di calcoli renali (in quest’ultimo punto il lavoro viene migliorato con l’aggiunta di magnesio nella dieta).

Altra caratteristica davvero interessante dell’equiseto è che può essere usato come rimedio naturale per prevenire le malattie e i parassiti delle piante orticole; infatti peronospera, ruggine, septoria, botrytis, oidio e phytium – tutte patologie vegetali – di fronte a robuste spruzzate di decotti di equiseto se ne stanno alla larga, senza che si debba necessariamente ricorrere a pericolosi agrofarmaci.
 
Queste che abbiamo riportato, sono solo alcuni esempi di piante con proprietà per noi benefiche...ma ce ne sono molte altre.
 
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foglie di Pioppo
PIOPPO

Il nome generico deriva da "arbor populi" e cioè lbero del popolo, termine usato dagli antichi romani per definire questa pianta perché la sua folta chioma mossa dal vento produce un brusio che ricorda quello della folla, (a tal proposito, si può citare un detto comune che fa derivare il toponimo piazza del Popolo di Roma da un antico boschetto di pioppi neri. Probabilmente anche il termine di "Albero", usato in toscana per indicare il pioppo, ha la stessa radice.  

Il legno di pioppo è stato usato da Leonardo da Vinci per dipingere la sua celebre Monna Lisa.

Nella cultura celtica il pioppo – pianta dedicata ai morti in battaglia - i nati sotto questo segno avrebbero una tendenza al pessimismo, alla contemplazione e alla critica. Amanti della natura, non riescono tuttavia a godere appieno dei piaceri della vita.


PIOPPO BIANCO

Nel mito greco il pioppo bianco era l’albero consacrato ad Ercole. Era la ninfa Leùke trasformatasi in albero per sfuggire ad Ade che la inseguiva e che poi fu tramutata dal dio stesso in Mnemosinela fonte che permette ai defunti di accedere all’immortalità degli eroi.
Una leggenda nata ad Olimpia racconta che Ercole, assolta la dodicesima fatica (la cattura del cane infernale Cèrbero), intrecciò una corona con le fronde dell’albero che cresceva vicino alla fonte di Mnemosine e sulla strada del ritorno dall’oltretomba se ne cinse la testa. L’aria putrida degli inferi tinse la superficie superiore delle foglie del pioppo di un colore cupo, mentre la pagina inferiore che aderiva alla fronte di Ercole divenne bianco-argento a causa del sudore della sua fronte.Il pioppo bianco simboleggiava per i greci il cammino verso una nuova vita, il passaggio dell’eroe dalla morte ad una nuova condizione di luce ed è proprio nel contrasto dei colori delle due superfici della foglia che il mito raffigura questo cambiamento.
Questo albero vive nei terreni alluvionali freschi e profondi, in quel tratto di fiume dove le piene, pur verificandosi regolarmente, hanno perso gran parte della loro forza. Generalmente è associato a specie arboree quali il salice bianco (Salix alba), il pioppo nero (P. nigra) e arbusti come il sambuco (Sambucus nigra), la sanguinella (Cornus sanguinea), la berretta da prete (Euonymus europaeus) il luppolo (Humulus lupulus), la vite (Vitis vinifera) e la dulcamara (Solanum dulcamara).
Uno degli aspetti più interessanti della vita dei pioppi è dato dal metodo che questi utilizzano per disperdere i loro semi. Il fiume infatti è un ambiente in continua trasformazione. Il livello della falda freatica è soggetto a frequenti variazioni e di conseguenza il substrato pedologico è sottoposto a continue e repentine erosioni e risedimentazioni: ampi tratti di sponda scompaiono improvvisamente mentre altrove si accumulano in breve tempo banchi di sabbia e ghiaie. Le piante che vivono attorno ai corsi d’acqua devono quindi affrontare e risolvere questa condizione aleatoria. Esse puntano soprattutto su un’ampia diffusionee sulla capacità della loro progenie di attecchire e crescere rapidamente in maniera da colonizzare prontamente ogni nuovo spazio messo a disposizione dal fiume prima che sparisca di nuovo. Il pioppo produce appunto una grande quantità di semi avvolti in una leggerissima bambagia che può essere trasportata facilmente dal vento. La produzione è così abbondante che nella tarda primavera, al momento della dispersione, l’aria è letteralmente satura di questi fiocchi che si infilano dappertutto e, lungo i viali ornati da questo albero, finiscono per accumlarsi in grandi mucchi ai margini delle strade. Questa strategia permette ai pioppi didistribuire i loro semi su un’ampia superficie e sfruttare ogni metro quadrato di terreno scoperto. Essi possono così approfittare di qualsiasi nuovo spazio messo a disposizione dal fiume. Questo espediente non è utilizzato solo dal pioppo bianco ma anche dall’affine pioppo nero e dai salici, tutte piante che vivono appunto nel medesimo ambiente e devono affrontare le stesse difficoltà.



PIOPPO NERO Talpon negro (in dialetto Veneto)

Un inconveniente dei pioppi è rappresentato dai semi che sono contornati da ciuffi di peli cotonosi che ne aiutano la propagazione col vento. In primavera sono talmente numerosi da ricoprire letteralmente il terreno circostante, con risultati non sempre piacevoli sia dal punto di vista estetico sia igienico (allergie). Per evitare tale inconveniente basterà piantare solo alberi di sesso maschile.
Il carbone che si ottiene dalla corteccia e dal legno ha un ottimo potere assorbente delle tossine intestinali; questa proprietà viene impiegata nell’industria enologica e chimica per decolorare vini e liquidi vari.
Ulisse, nel corso del suo viaggio nell’Oltretomba, s’imbatte nei pioppi neri del bosco di Persefone insieme con i salici "che perdono i frutti", a indicare la soglia che divide i morti dai vivi.

Nell’antichità anche questo albero, come il cipresso, era infatti considerato pianta funeraria. Il suo mito lo collega ad una morte e ad un lutto: Fetonte, figlio di Elio, il dio Sole, si era impadronito del suo carro e guidandolo in modo sconsiderato aveva rischiato di bruciare la Terra. Giove, preoccupato per questo pericolo, lo aveva sbalzato dal carro con un fulmine facendolo precipitare nel Po. Le sue sorelle, le Eliadi che lo piangevano disperate sulla riva del fiume, furono trasformate in pioppi che, da allora, popolano le rive dei corsi d’acqua. Il pioppo nero continua a stillare le lacrime delle Eliadi in forma di resine che proteggono dal freddo e dai parassiti le sue gemme. Sotto il cielo del Capricorno, nella morsa del gelo di gennaio, tutto tende a contrarsi, a restringersi; così come si restringono al tronco, puntando verso l’alto, i rami del cipresso e del pioppo cipressino. Queste resine, questi balsami, così come quelli del cipresso, hanno poteri batteriostatici, limitano il proliferare dei batteri, così come tutto si limita e si contrae, in natura, nella stasi invernale. Saturno, governatore di questo segno, dio della contrazione, della stasi e del gelo invernale, ha impregnato di sé anche gli umori di queste piante. Se ne sono accorte per prime le api, che utilizzano da sempre le resine del pioppo nero per fabbricare la propoli, la sostanza con cui difendono gli alveari da germi, funghi e parassiti. In un certo senso abbiamo imparato da loro le virtù medicinali di questa pianta. Fin dall’antichità la medicina popolare utilizza i suoi balsami per «sbarrare le porte» del nostro organismo ad ospiti indesiderati: gli estratti ottenuti dalle gemme sono ricchi di proprietà medicamentose utili per la cura delle affezioni delle vie respiratorie e urinarie e per quelle della pelle. Inoltre i principi salicilici di cui il pioppo nero è ricco, al pari di altre piante della sua famiglia, le Salicacee, gli consentono virtù curative anche nei confronti di artriti e reumatismi. (tratto da - http://www.aamterranuova.it/article3111.htm)
 
foglie di Olmo
OLMO

l’Olmo: è un albero grande, molto alto! La corteccia è rugosa e screpolata, mentre le foglie sono ovali, dentellate e appuntite. Alla fine dell’inverno, prima che nascano le foglie, si riempie di fiori rossastri!

Un tempo veniva usato come tutore della vite. Il legno di Olmo campestre, di buona qualità, facilmente lavorabile e resistente all'acqua, è usato per la costruzione di mobili, porte, pavimenti e nella produzione di compensato. Non è un buon combustibile. La pianta viene anche impiegata a scopo ornamentale in parchi e giardini.

Proprietà: cicatrizzante, scioglie il muco, tosse, problemi intestinali e di stomaco, artrosi, cistite, ulcere, psoriasi.

In un testo di Rabelais si parla di un olmo che cresceva presso Tours, in Francia e che si pensava fosse nato dal bastone di un pellegrino piantato da San Martino. Storie locali affermano che il bastone fu invece piantato da Brizio un discepolo di Martino dal discusso comportamento cristiano.
L'olmo campestre è una pianta amata sin dai tempi antichi. I Greci pensavano che le ninfe li piantassero in onore di eroi morti. Nell’Iliade si racconta che sulla tomba del re di Tebe, Ferione, era stato piantato un olmo. I Romani lo dedicavano a Mercurio, dio dei mercanti e dei viaggiatori. Il poeta Virgilio descrive nell’Eneide un enorme olmo a guardia degli inferi. In latino il termine olmo molto probabilmente significa "crescere, sorgere". Tra altre popolazioni invece l'olmo è considerato albero di malaugurio e disgrazia perché col suo legno si costruiscono le bare. Nel 1484 a Legnatico di Montecchio, Reggio Emilia, un cavaliere armato di tutto punto rimase schiacciato sotto il suo cavallo, caduto in un fossato. Capendo che stava per morire rivolse lo sguardo verso l’alto e scorse, tra le foglie di un olmo vicino, la Madonna con il Bambino in braccio. Subito il cavallo e il cavaliere si alzarono. Il militare, uomo pio e devoto, fece dipingere in un quadretto ciò che aveva visto e lo pose fra i rami dell’olmo che in breve tempo divenne luogo di preghiera; perciò vi fu costruita una cappella, contenente la pianta. La tradizione vuole che il piedistallo sul quale è collocata ora la statua della Madonna sia ancora un pezzo di tronco dell’olmo sopra il quale apparve la Madonna.
I bambini di campagna chiamano i semi dell’olmo "pane del maggiolino" perché maturano quando compaiono questi insetti.
Secondo l’oroscopo celtico, sono protetti dall’olmo i nati dal 12 al 20 gennaio e dal 15 al 25 luglio.
 
foglie di Salice piangente

Lungo i rivi di Babilonia dimorando
Lì insieme piangevamo al ricordarci di Sion.
Ai salici di quel paese
Avevamo appese le nostre cetre"
(Salmi, 137(136),2

 
SALICE

Pianta originaria della Cina , arrivò in Europa nel 1692. Il salice è sacro a tutte le Dee madri.

Il salice (Salix babilonica – Fam. Salicaceae) ha derivato il suo nome da un equivoco; un verso del Salmo 176 che rievoca il rimpianto per la patria perduta degli Ebrei fatti schiavi a Babilonia: “…Lungo i fiumi di Babilonia sedemmo, lì piangemmo… Ai salici appendemmo le nostre cetre”. Linneo nella sua classificazione binaria ripropone l’errore del salmista che aveva scambiato i pioppi presenti nella regione di Babilonia per salici.

Alcuni considerano il salice l’albero dell’energia femminile, che dona protezione e dolci cure, anche se i suoi rami “piangenti” sono solitamente associati alle lacrime, al dolore e alla malinconia. In casa il legno di salice favorirebbe la capacità di immedesimazione, aiuterebbe la salute e donerebbe protezione a tutta la famiglia.

Nell'immaginario popolare, questo genere di pianta era divenuto emblema del ricordo nostalgico e della malinconia. in Grecia era dedicato alle Dee lunari, personificazioni notturne ed infere della luna come triplice dea

Apprezzati come piante da vimini per la produzione di stuoie e canestri, i salici sono entrati nella tradizione artigiana dei popoli mediterranei fin dall’antichità. Il Viminale, uno dei sette colli di Roma, probabilmente deve l’origine del suo nome proprio ai salici: sembra infatti che una fitta selva di questi alberi ricoprisse in tempi lontani le sue pendici. Grazie al loro ampio apparato radicale i salici svolgono una importante funzione di consolidamento del terreno. Il legno viene usato per la fabbricazione di cellulosa e per la costruzione di giocattoli. Un particolare curioso: dal legno si ricava un carbone vegetale che fornisce una delle polveri migliori per la fabbricazione di esplosivi.

Il salice è un albero molto importante dal punto di vista farmacologico perchè le sue parti aeree, soprattutto la corteccia, contengono una sostanza, appunto chiamata salicilato, che ha eccezionali proprietà analgesiche e antinfiammatorie. Da ormai un secolo questa sostanza viene sintetizzata chimicamente sotto il nome di aspirina.

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  Si ringraziano tutti i testi e i siti dai quali abbiamo potuto attingere alle informazioni e curiosità delle piante qui citate,   queste informazioni andranno arricchite nel tempo..
 
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