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Gabriella Gallo : Personale
15 ottobre 2006


Dopo le grandi tele del pittore veneziano Maurizio Follin, Realtà non Ordinaria presenta a Scriò, nell’ambito del progetto Arte, profumi, sapori, le fotografie di Gabriella Gallo.

Da anni Gabriella fotografa per fissare ciò che vede e la colpisce: qualcosa di particolare, un dettaglio, un paesaggio, un oggetto che le comunichi qualcosa di più, di diverso. Non le interessa il soggetto in sé, né la perfezione tecnica dell’immagine che crea, bensì quel qualcosa di interiore che sta sotto l’apparenza immediata della realtà.

La serie di fotografie scelta per Scriò, ritrae delle foglie: semplici foglie autunnali, di cui le strade cittadine sono piene in ottobre e novembre. Sono belle da vedere, lì, sugli alberi, prima di cadere, con i loro colori che dal giallo sfumano verso l’arancione, il rosso, il marrone intenso. Sembrano sempre uguali, sempre le stesse, ogni anno, eppure ogni volta possono comunicare sensazioni diverse, emozioni nuove. Forse è la noia a farcele sembrare sempre uguali, e “spesso sentiamo il bisogno di provare nuove sensazioni. Se non cambia la realtà, cerco di cambiare io nel modo in cui mi pongo nei suoi confronti. Cerco di cambiare il mio modo di vederla”.

In questo la macchina fotografica può aiutare: le foglie, con le loro forme ed i loro colori particolari, vengono accostate sulla carta, abbinate assieme, armonizzando i colori, creando delle composizioni cromatiche. Alcune foglie vengono frantumate da una mano, diventano polvere colorata, sminuzzate, triturate. In altre foto la macchina in movimento ci fa vedere solo una scia di colori che sfumano l’uno nell’altro, rendendo appena riconoscibile l’oggetto fotografato, e dando un forte senso di movimento.

“Le foglie perdono la loro fisicità, diventano quasi una macchia di colore che spalmo attraverso il pennello/macchina fotografica”. Gabriella crea e compone l’immagine grazie anche ad una forte dose di casualità: ciò che è bello e piace viene ritratto, e poi stampato. Nonostante le foto siano digitali, non c’è alcuna manipolazione al computer, nulla viene cambiato: né la luce, né i colori, né la risoluzione, né la nitidezza. Questo per “tenersi al di fuori dell’immagine il più possibile, restando però parte attiva di una realtà che ho trovato e composto secondo il mio senso estetico”.


Nicoletta Consentino


 
 
 
 
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