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Mauro Gentile: "Materia è Spirito"
25 settembre 2011

Una riflessione sulla vita, sul viaggio, sul rapporto di ognuno di noi con un luogo emblematico per l’umanità, tra la materia e lo spirito. Nella sua continua e curiosa ricerca che da sempre analizza la storia della civiltà e le fasi del pensiero dell’uomo, Mauro Gentile parte anche stavolta da un tema universale per arrivare a considerazioni personali che sono la traduzione della storia di quanto vissuto. Il tutto, come racconta l’artista, scaturisce dal “fortissimo carico di emozioni, bellezza e spirito”, che l’ha letteralmente travolto durante un recente viaggio in Israele ed in Giordania.
Mettendo mano a due vecchie tele che per motivi tecnici ed espressivi si erano arenate da tempo, al suo ritorno Mauro ha dato vita a due versioni di Gerusalemme, che della città santa sottolineano la storia delle sovrapposizioni culturali che la rendono luogo essenziale per le tre culture monoteiste e per l’umanità in genere: gli elementi “romani, cristiani, musulmani ed ebrei” si traducono in “volute che sono gesti costruttivi” le quali, nell’opera intitolata Via, vengono in parte sopraffatte, in parte accentuate dalla altrettanto complessa vita che si svolge lì ogni giorno nel XXI secolo.
Completamente rivolte all’attualità del Santo Sepolcro  sono le sette tele della serie HS (Holy  Sepulchre), dove Gentile riflette sull’assurdamente difficile e complessa coesistenza dei tre credo principali - cattolico, ortodosso ed armeno – divisi, in un luogo che dovrebbe essere invece di profonda unione, da limiti invalicabili, con scontri che talvolta sfociano nella rissa tra i predicatori di pace. La storia urbana del sito con le sue stratificazioni, la retorica ed il fanatismo che spesso si manifestano in luoghi così importanti per la fede, il rischio sempre incombente che essa stessa si trasformi in una gabbia che rende ciechi ed immobili, portando a volte a manifestazioni di pura  malvagità, si concretizzano agli occhi dello spettatore grazie alla continua e variata somma delle due tinte che fanno da leit-motiv a tutta la serie e che attraverso una profonda critica conducono verso il “recupero di un giusto senso del credere”.
Legate a questi stessi temi sono anche B.E.S.O.S. e S.P.A.C.E. (lo studio per una crocefissione) mentre le due versioni di T.O.M.’S, rimandano alla Giordania ed il suo deserto.

Un discorso a parte in quanto a contenuto, ma non se consideriamo la ricerca di Mauro che sempre affronta la materia nel tentativo di indagare lo spirito e viceversa, meritano i “libri d’artista” realizzati con i testi del poeta Giacomo Sandron. Libri di legno, materiale che viene prima della carta, la cui costruzione geometrica è basata sulle proporzioni  auree, mentre le scansioni delle parti mobili  segue la sequenza di Fibonacci. Entrambi danno al lettore la possibilità di  formare un proprio testo ricombinando a piacere i frammenti di cui è  composto, eliminando in tal modo il limite insito nello scorrere obbligatorio delle pagine, ma mentre il primo, La cecità degli uomini in presa diretta, permette di cambiare contemporaneamente anche la sua forma rientrando così nella sfera dell’emotivo e del visivo, il secondo, Si sono già trovati cinquecento pianeti, privilegia la parola, consentendo di costruire un testo per successione dei listelli da  muovere oppure creando una configurazione fissa di versi visibili.
Libertà e gioco sono però solo apparenti, in quanto tutto è sotteso da un profondo ragionamento sulla forma, la geometria, la realtà stessa dell’oggetto libro. Un ragionamento che porta l’artista ad andare oltre l’oggetto stesso, utilizzando i singoli elementi di legno per impressionare la carta e dar vita ad una nuova scultura, una piccola “trinità” di rettangoli aurei ancor più espressivi grazie alla particolare resa cromatica dei listelli sulla carta bagnata.
L’ultima serie di lavori presentata a Scriò è precedente al viaggio, eppure indissolubilmente legata alle opere realizzate poi: sono 34 piccole opere su carta, di formato uniforme e seriale, suddivise in cinque pannelli 50x70. Ognuna è definita “appunti di navigazione, 34 sistemi di triangolazione”, lo stesso metodo che utilizzano le balene per muoversi nell’oceano: partendo dal segno a matita, step by step, passando per luoghi, modi e gesti che scaturiscono l’uno dall’altro in maniera consequenziale, rapidamente e, apparentemente, giocando, si arriva alla carta annerita dal fuoco. Metafora del viaggio, del cammino, del destino che, a tappe, ci conduce là dove dobbiamo andare passando per situazioni apparentemente casuali e scollegate?   

Nicoletta Consentino, giornalista
(settembre 2011)



 
 
 
 
 
 
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