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foto panoramica, Eligio Leschiutta
 
 

Maurizio Follin: "157 e..."
7 marzo 2010


Maurizio Follin si è sempre definito “pittore veneziano del Novecento”. Ed è così che è conosciuto da molti, come un “pittore”, creatore di grandi, coloratissime tele, aquiloni senza cornice, che rivendicano Libertà. Osservando in toto la sua produzione, ci si rende però conto che tale definizione è riduttiva: troppo poco per un artista che, fin dai suoi inizi, ha sempre esplorato nuovi media, giocato con le nuove tecnologie, sperimentato tutte le tecniche espressive in cui si è imbattuto nella sua ormai trentennale attività. E così computer, web, mail art, arte materica, pittura, dripping, tela, carta, legno, elaborazione digitale, musica, si incontrano, dialogano, comunicano emozioni.
In mostra ci saranno opere nuove ed opere inedite, spesso risultato di ricerche cominciate dieci, vent’anni fa, ed ancora in fieri. E’ il caso di Buoni o cattivi: un muro ideale, una rete di nailon a maglia molto larga che non vuole essere ostacolo o confine, ma si connota come passaggio, come porta per un continuo flusso di idee. Su di esso sono stati applicati i Miti, una serie di immagini realizzate da Follin a partire dalla fine dagli anni ’90, rielaborando e sovrapponendo le foto dei suoi “miti” personali  ai suoi dipinti e gesti. Bakunin, Che Guevara, il Dalai Lama, Einstein, Gramsci, Lenin e ancora politici e pensatori, musicisti ed intellettuali, prevalentemente di sinistra, che nel Novecento hanno cercato di cambiare qualcosa, nel bene e nel male, a volte non riuscendoci od ottenendo risultati negativi: ma è il tentativo che conta. I loro volti sono sfumati, mescolati al colore liquido e ai segni della pittura, o emergono in trasparenza da questi.
In parte legato agli stessi temi è il video  L’Impero del Male: colletti bianchi, torri gemelle, i capi di stato di vari paesi, la miseria in Africa e Bin Laden, guerre e stragi; a poco a poco dalle immagini che si susseguono, emerge uno dei quadri di Follin, sullo sfondo di una canzone popolare sarda. Piroea Paroea può invece essere definito un video di pura sperimentazione grafica, con musica composta appositamente dall’artista, a differenza degli Haiku, piccoli pensieri di riflessione zen che partendo dallo scorrere dell’acqua o dal rumore del vento sulle cime delle montagne, conciliano la meditazione. Tra i video in mostra, anche la registrazione di due performance recenti: Fontana sonora, dove le vibrazioni trasmesse all’acqua dal battito delle mani sulla grande vasca diventano segni grafici di pura astrazione, e VeneziaAizenev che documenta le azioni di Follin, Bruno Cassaglia ed altri amici, tese al coinvolgimento dei visitatori della Biennale 2009 all’ingresso dell’esposizione. 
Non manca la pittura, rappresentata dalla serie di opere 157:  è il numero di catalogazione di un vecchio quadro molto rovinato, che è stato smembrato in pezzetti di diverse dimensioni, poi applicate ad una grande tela, a sua volta tagliata in circa 15 parti, ognuna delle quali è diventata opera a sè. Ormai inutilizzabile, grazie ad un lavoro di montaggio e rielaborazione, il quadro è sorto così a nuova vita, a nuovi scopi, e può ancora comunicare: i frammenti più piccoli sono stati usati per alcune chiamate di mail-art, quelli rimasti verranno presto impiegati nelle prossime sperimentazioni, altri sono stati impiegati nel grande “murales” del 2009 (altra novità, essendo questa la prima volta che Follin si confronta direttamente con il muro come supporto). L’applicazione sulle tele e sul muro di grumi di carta manipolati, procedimento adottato ormai da qualche anno, danno alle opere rilievo materico, inaugurando una nuova stagione “tattile”, quasi l’emozione volesse appropriarsi della terza dimensione pur senza diventare scultura. Ciò è ribadito dall’inserimento di piccoli legnetti, che contribuiscono a dare una direzione al movimento insito all’opera, arricchita dall’immancabile dripping finale. Il dripping comunica un movimento infinito, le incrostazioni materiche senso di profondità, l’insieme trasmette una sorta di flusso spazio-tempo che cattura e coinvolge lo spettatore.
Quella di Follin è un’attività in continua evoluzione, forte di una ricerca materica e concettuale che, pur non abbandonando materie e tecniche già presenti negli anni ’80, sorprende continuamente per novità e freschezza.


Nicoletta Consentino, critic'arte    

*  Il Messaggero *  Il Piccolo


foto panoramica, Eligio Leschiutta
 
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