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Il termine poiéo (da cui poiesis) del greco antico mi pare introdurre un concetto tanto esteso da averlo sentito utilizzare, ed a volte stiracchiare, nelle più vaste accezioni, per cui lo lascerò perdere.
Partirò invece dal nome dell’associazione che ha firmato il documento di invito:
“Realtà non Ordinaria”. Trascurerò la realtà, ne ho abbastanza del concentrarmi sul termine ordinario. In ogni caso il nome dell’associazione, secondo me, ha a che fare con la poesia tanto quanto i termini greci, presi nei loro rispettivi concetti.
Il termine ordinario è percepito in genere come comune ma in modo più esteso significa anche: d’ordine, qualunque, senza rilievo, di scarso valore, volgare. Ecco, la poesia è il suo opposto.
In parte la poesia serve per esprimere il sentimento ma non i propri sentimenti. La nostra parte nascosta, i desideri, le fragilità, il desiderio di condivisione, e quindi di accettazione, sono spesso proposti in una forma che appare quella della poesia nella stesura ma non lo è nel concetto che li regge. Si tratta piuttosto di una scrittura detta terapeutica, molto praticata e forse utile ma nulla di più.
Per quanto libera nella forma, la poesia non è più libera nell’essenza se serve a comunicare fatti immagini sentimenti (propri o personali), vi sono altri tipi di scrittura, di comunicazione che servono a questo scopo, per questo a volte ci si sente obiettare: ma perché non lo dici “normalmente”, ed è vero.
Anche se tende o vorrebbe tendere all’uso di termini non ancora entrati nei vocabolari per accedere al proprio scopo, la poesia tenta di dire cose che non hanno possibilità di essere dette altrimenti (provate voi a dire il viola), e anche se è costretta quasi sempre all’uso di termini comuni essa li compone spesso in modo inusuale poiché tenta di utilizzarne i concetti svincolati dai loro significati “ordinari” (provate ora a dire il viola).
“La donzelletta vien dalla campagna in sul calar del sole” tutto può voler significare tranne che la ragazzotta arriva dai campi al tramonto. E’ il concetto di ragazza che si confronta con quello di campagna mediati da quel vien che apre scenari pressoché infiniti. Quel vien che confrontandosi con quel sul (nei loro concetti) altera la percezione del fruitore comunicandogli qualcosa che non è scritto. Così come il concetto del calar confrontato col sole va oltre l’idea di tramonto e insinua nel fruitore un’immagine non descritta. Qualche verso dopo scompare il calar del sole ed incontriamo “incontro là dove si perde il giorno”. Cosa è cambiato, non si tratta forse dello stesso tramonto nello stesso lasso di tempo? E’ cambiato tutto! La donzelletta viene in sul, sullo sfondo, del sole che cala. La vecchierella è là, incontro dove si perde non il sole ma il giorno. Confrontate ora il concetto della giovane che viene (notate la leggerezza di quel ”vien”) verso di voi lasciandosi alle spalle un sole ancora acceso che sta tramontando (e pensate ai termini con cui il poeta ha espresso i concetti) con quello della vecchia che sta ferma incontro là, al giorno che va perdendosi, dico perdendosi, e il sole non è più neppur citato (notate la pesantezza lapidaria di quel “incontro là”). Tra questi due ordinari tramonti, che sono uno solo, c’è un infinito che non può essere detto in altro modo (inoltre non trascurate la semplicità con cui il grande poeta riesce a renderlo intuibile, percepibile senza farne un trattato di filosofia).
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I sentimenti dell’uomo sono la parte irrinunciabile per ogni poeta, non v’è altro da cui si possa procedere, ma quelli propri dell’uomo non possono bastare al poeta. Questo fa del poeta una specie di voieur, e lo costringe a rubare i sentimenti altrui nelle loro conversazioni, negli atteggiamenti, nelle azioni. Ma tutto non viene traposto nell’immediato, resta nel suo immenso magazzino, pronto per l’uso, quando un fatto vissuto dall’uomo colpirà il poeta e verrà trasformato in sentimento puro. Mentre il fatto vissuto rimane solo dell’uomo, il poeta ne fa un sentimento, una sensazione, un sussulto che giunge al cuore di altri attraverso la mediazione di un fatto vissuto da loro stessi, e quell’attimo di commozione diventa proprio di ciascuno, di ogni sconosciuto che può a buon diritto fregarsene dei fatti personali dell’uomo che hanno ispirato il poeta. L’uomo vive per istinto, come il cuore pulsa; il poeta che è in lui dà vita ad un’illusione che eccita la pulsazione in altri cuori.
Pensate a quanto sono ordinari termini come viene e incontro, come calare e perdersi, e poi rileggete Il sabato del villaggio: altro dirti non vò. |
Francesco Mandrino |
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Un uomo che legge poesia si fa sconfiggere meno facilmente di uno che non la legge. |
Joseph Brodsky |
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