Incontro Laboratoriale

 

Percorso di riscoperta dello spirito del luogo
 
 

Antonella Barina e Marco Gazzato si sono incontrati all’inizio del 2008. Malcontenta era nel desiderio di entrambi, per motivazioni differenti. Antonella, che dagli anni settanta lavora sul mito, ha proposto di partire dalla leggenda del fantasma della signora dai capelli rossi che si dice viva nel parco della villa più bella di Malcontenta e alla quale ha dedicato le poesie che hanno aperto le diverse fasi del percorso di riscoperta del genius loci. Marco ha studiato e conosce nei suoi diversi aspetti il territorio di Malcontenta, dove è nato e vive, e aveva già dipinto immagini femminili dai capelli rossi: con il quadro “Omaggio a Malcontenta”, che interpreta la leggenda della dama dell’aurora ed è frutto, tra l’altro, di un attento studio delle erbe del posto, ha reso possibile l’avvio del percorso di riscoperta. Il quadro è stato presentato in anteprima nel corso di un incontro nella Sala consiliare del municipio di Marghera. Quella che segue è una trascrizione quasi fedele dell’incontro svoltosi su invito di Antonella e Marco a Marghera il 18 giugno 2008. “È un percorso di riscoperta dello spirito del luogo in zona Malcontenta – hanno scritto nell’invito, uscito nel supplemento al n.20 di Edizione dell’Autrice dedicato a Malcontenta – vi chiediamo di venire a sollevare la tela che copre il dipinto e di confrontare le impressioni che vi ispira e le riflessioni che ne sorgeranno, anche su come comunicarlo ad altri”. Il lavoro prosegue con la messa in rete dei materiali arrivati.

Trascrizione il più possibile fedele dell’incontro

A Marghera il quadro è arrivato in municipio su un furgone con dipinto un grande bucranio, lo guida un amico di Marco con un bucranio tatuato sul braccio, con una cintura con la fibbia a bucranio. Il quadro è stato portato nella sala e coperto con un telo, mentre voi arrivavate. Ci siamo seduti attorno al quadro. La sala, quando siamo arrivati, era nella disposizione che chiamo presidenziale, ma sono dell’idea che i luoghi ci debbano corrispondere, così l’abbiamo disposta ad emiciclo.

Antonella Barina: Malcontenta, uno dei luoghi più invisibili del territorio, ma l’invisibilità, le risorse nascoste, risultano sempre ricchezza. La proposta è di riattivare l’archetipo della Malcontenta, in riferimento alla leggenda dello spettro femminile che si vede nel parco di Villa della Malcontenta. Con Marco ci siamo visti per proseguire il percorso poetico sul tema degli alberi, avviato nel 2002. Mi è sembrato tempo di sviluppare l’archetipo femminile della Signora della vegetazione, delle piante, della selva e con Marco ci siamo focalizzati su Malcontenta, dove lui vive tuttora. Mi sembra importante ora esplicitare questo archetipo nella Marghera nata per essere la Città Giardino. Proprio per questo abbiamo chiesto uno spazio pubblico per questo incontro, espressione di una ricerca che si apre sul territorio. La municipalità ha concesso lo spazio  riconoscendo, come avevo esplicitamente richiesto, il lavoro di ricerca fin qui svolto. L’invito, rivolto personalmente in questa fase soltanto alle persone convenute, è a dirci cosa comunica il quadro a chi lo vede per la prima volta, scoprendolo assieme un po’ alla volta. 

Il velo sul quadro viene sollevato, l’impatto è favorevole. La signora delle piante, le piante.

Carla Eligi e Marco Gazzato parlano delle proprietà curative delle piante. Carla parla delle erbe semplici che possono curare l’insonnia, le mestruazioni, nomina la citrosella che ad esempio è impiegata per l’epilessia, per le malattie del cervello. Marco parla dell’impiego delle piante come commestibili, in decotti, cataplasmi, per purificazione e della sua ricerca che è partita dalle erbe salmastre spingendosi all’interno, fino al biotopo della villa. Carla dice che l’inquinamento ha effetti sulla potenza delle piante. Marco dice che l’inquinamento è un problema dagli anni sessanta, relativamente recente, di Malcontenta.

Annalisa Busato osserva che la donna è ritratta nell’atto di raccogliere i fiori, può anche abitare in città....

Marco spiega il quadro, la posizione volta a sinistra è dovuta anche all’esigenza di non rendere la villa un punto focale, ma di lasciarla sullo sfondo. Ricorda che si è voluto riattivare il genius loci di Malcontenta e del territorio. Si parla del perché Malcontenta abbia i capelli corti, Marco suggerisce trattarsi di un elemento connesso a punizione/ribellione.

Carla Eligi a proposito dei pregiudizi sui capelli rossi ricorda la novella di Verga “Rosso Malpelo”.

Luana Zanella chiede perché la figura sia mancina. Marco risponde scherzando che non c’è riferimento politico, la tiene così perché se la giriamo dall’altra parte viene celebrata la villa, che invece deve restare sullo sfondo...in seguito scrive una mail:(Cara Antonella, Caro Marco, mi ha fatto molto piacere essere con voi, mercoledì 18 giugno, e partecipare al vostro percorso che, attraverso il dipinto “Omaggio a Malcontenta” ci ha accompagnato a visitare in modo inconsueto, magico e coinvolgente, uno dei luoghi simbolicamente (oltre, ovvio, che storicamente) pregnanti del vostro territorio. La villa, e le forme classiche, pulite, saloni dello splendido monumento palladiano, è sullo sfondo. La figura femminile, in primo piano, ci svela un’alterità, un po’ inquietante, molto seducente, un possibile “interno” della villa, segreto e complesso, femminile, direi, senza troppo banalizzare, che potrebbe fare meglio intendere e catturare il “genius loci” e anche i lati più oscuri, scrivo di getto, del luogo stesso. Luana Zanella ).

L’elemento falce, per Marco, oltre che oggetto per tagliare le erbe, è anche un oggetto dell’antichità, un atto di devozione nei confronti della divinità.

Per Annalisa Busato, questa figura è bella, ritrae una donna giovane che non manifesta civetteria, una donna solida, che ha forza nello sguardo, ma non guarda per farsi guardare il corpo, è compresa nel suo pensiero.

Giorgia Pollastri chiede cosa sono i due legni che rappresentano una croce, la morte...

Marco: Volevo un paio di elementi che uscissero dall’usuale, rappresentano l’intervento da parte dell’uomo, sono piantati in velma.

Carla: Potrebbero essere un attracco per la barca, a me ricordano la croce di Sant’Andrea (patrono degli aromatari, poi farmacisti, nda).

Marco dice della rugiada della mattina, ricorda che nel quadro è tempo di aurora.

Annalisa Busato: Come la chiamavate, mentre la stavi dipingendo? Chiede a Marco.

Risponde Marco: con qualche amica che era venuta a vederlo l’abbiamo chiamata Elisabetta, come Elisabetta Dolfin, in teoria è lei (la donna confinata nella villa secondo la versione più diffusa della leggenda del fantasma della villa, nda). Sposata a un Foscari, precisa su richiesta di Carla Eligi.

Annalisa Busato prosegue con quello che le evoca il quadro: una donna sicura, salda, non seduttrice, lo sguardo ha potere, non è una donna che vuole sedurre, è come fosse uscita...in camicia da notte.

Marco conferma la semplicità dell’abito, modulato sul gusto rinascimentale.

Annalisa, circa i capelli corti della donna ritratta, nota che di solito le donne infedeli venivano castigate con il taglio dei capelli. Esce con il falcetto per raccogliere le erbe.

Elettra Sivori: È una donna che dice: sono qui, lasciatemi in pace, cosa volete da me? Cosa volete? Qui sto facendo qualcosa lo stesso, anche se punita, è questo il mio modo di reagire. Una sfida, io continuo ad esistere, qui, non dentro la villa, nello spazio esterno, è mio lo posseggo, ci sto bene...in seguito scrive

Giorgia Pollastri: Sono donna, dice, sono fragile, ma vado per la mia strada, non si guarda indietro, va per la sua strada, ha un portamento deciso, la falce.

Altro intervento (non so di chi): La usa per farsi strada.

Giorgia Pollastri: Evidentemente per difendersi, perché vuole andare per la sua strada.

Carla Zancanaro: Potremmo anche dare un’interpretazione poetica più ampia, il buio come zona dell’inconscio, dei sentimenti che non emergono mai, lei allora è quasi una candela che si accende nel buio, in mezzo a tutta questa oscurità, emerge vestita di bianco e dà luce, spacca le nostre paure inconsce.

Simonetta Borrelli: La vedo assente, il suo sguardo è lontano, non è lì, in quel luogo. È dolcissima e terribilmente malinconica.

Marco Gazzato: Lei è distaccata, sta galleggiando sul fondo...

Giorgia: Nessuno parla della villa.

Carla Eligi: La villa non è casa, questa donna porta una malinconia fuori dal tempo.

Alessandra Pagan: È  una bambina, un’adolescente, ha il viso di bimba, lei e la villa guardano da parti opposte, si toccano le spalle, volgono lo sguardo in due direzioni opposte, ma c’è molta unione tra loro, hanno in fondo la stessa posizione. (Alessandra ha individuato la presenza di alcune figure essenziali soggiacenti alla composizione pittorica, ne ha conferma da Marco alla fine)

Carla Eligi: Un tempo che non è passato e non è futuro.

Enza Angemi: Forse la sua vera casa era proprio la natura, ecco quindi perché la villa è lontana, lei era lì con qualcuno, infatti si gira con naturalezza verso questa persona che la chiama, perchè lei è nel suo luogo di elezione, mentre tutti parliamo di lei in modo fantasmatico è la casa che diventa un fantasma...

Antonella Barina: Io credo che ci stia aspettando, ha in sè i due aspetti della dea, io ci ho visto un’Anguana, che in certe leggende ha i capelli rossi, oltre che piede di capra.

Carla Eligi fa riferimento al partito dei Malcontenti, una fazione di rivoluzionari francesi contro il re, avanza l’ipotesi di una quarta spiegazione del nome (le altre: “Il fantasma di una signora confinata per la sua troppa libertà in una villa isolata sulle barene della Laguna di Venezia, oppure le acque “mal contenute” – mala contempta – in quel tratto del fiume Brenta, oppure ancora il luogo dei “malcontenti”, briganti in fuga da tutto che vi si rifugiavano. Da qualcuno di questi etimi potrebbe derivare il nome di Malcontenta...”, da Edizione dell’Autrice) o comunque di un altro motivo per cui la donna era stata stata confinata nella villa: quindi Malcontenta quasi come un soprannome, come se in una casa va ad abitare una donna coi capelli rossi e la chiamano la Rossa. Quando il re non voleva a corte qualcuno, dice Carla, lo faceva allontanare, mettere al confino, magari il Doge ha detto a Foscari: toglimela di torno. Malcontento era sinonimo di rivoluzionario, come oggi comunista, di fronda, carbonaro, un motivo politico, quindi, anziché familiare. Un soprannome della donna.

Annalisa Busato: Bastava poco per essere contro il re...

Parliamo dei contrasti per la gestione idrodinamica della zona, che suffragano l’ipotesi dell’etimo “mala contempta”, acque mal contenute.

Marco: Tutti gli scarichi della zona confluivano lì per sfociare in laguna, per la gestione delle acque c’erano continui conflitti tra Padova e Venezia (da internet, Studio Artificio: probabile che il soprannome provenga dalla località stessa, così detta fin dal 1431 quando venne scavato un canale per portare le acque del Brenta da Oriago alle valli di S. Ilario e che fu chiamato “fossa dei malcontenti” per le proteste degli abitanti di Padova e Piove di Sacco, che se ne ritennero danneggiati). La zona era sotto l’amministrazione veneziana dal 1401, prima grandi contenziosi con Padova che voleva uno sbocco al mare, la zona era interessata da inondazioni, per motivi di guerra tagliavano o ostruivano gli sbocchi dei canali o del Brenta, una zona sempre sottoposta a problematiche di contenimento delle acque, tagli di canali... da qui forse anche il nome.

Cristina Tacchetto: In relazione  all’Anguana di cui diceva Antonella, il piede che sporge dalla veste a me fa pensare ad un piede di capra, qualcosa di anomalo là sotto lo vedo, è una figura che ha qualcosa di incredibile che somma il vegetale, l’animale, il femminile umano, c’è tanto mondo del verde, della vegetazione, è una specie di ninfa, non soltanto un’Anguana. La falce la fa forte, la vedo ben integrata nell’ambiente, la falce è anche falce lunare, non è oppositiva.

Carla Zancanaro: Sembra lei stessa una pianta, un elemento appartenente al tutto.

Cristina Tacchetto: Il crescente lunare...

Annalisa Busato ha portato un racconto, “La regina delle anguane”,  da Storie Venete a cura di Beppino Zago, che parla di un’Anguana del Brenta, e lo riassume. Il racconto parla di un pittore, riassume, che si è innamorato di una giovane mentre le fa il ritratto, ma quando lei diventa regina delle anguana lei non ha più spazio per l’amore e lui deve scegliere se continuare o no a vivere con il proprio tormento d’amore, potrebbe bere una certa acqua che lo guarirebbe dal mal d’amore, ma sceglie invece di continuare ad amarla. La storia si presta a diverse interpretazioni, dice Annalisa, è interessante discuterne con i bambini, può essere interpretato come lotta tra il rapporto con l’uomo e l’esigenza di libertà della donna, che può avere anche aspetti narcisistici. Alla fine il pittore dice: anche se non mi vuoi, il mio amore non è fallito, io continuo ad amarti, e così non beve l’acqua che cancella il mal d’amore, perché non vuole rimanere senza amore.  (In una successiva email Annalisa specifica: Vedo la fiaba per cui ti ho portato il libro come un dilemma del femminismo in evoluzione e del femminile-privato: libere sole e felici narcisisticamente, o "altrimenti felici" del quotidiano duello e dialogo?)

Per l’amico di Marco, Gianmario, il ragazzo col bucranio, la donna del quadro è un fantasma del luogo, sì segregata, ma sembra dire: io sono qui, e quella non è proprio una croce, lei dice: io non sono morta, sono ancora nel luogo, nessuno mi ha mai cacciato da qui.

Giorgia: Possiamo portare Elisabetta nella villa, ci siamo noi che scriviamo, con le nostre parole, con il quadro possiamo entrare nella villa, realizzare un incontro aperto al pubblico, far riunire i due spiriti.

Giorgia e Marco propongono di realizzare in villa, davanti al quadro, una scena che raffiguri il quadro, una Malcontenta che esca dal quadro. Un tableau vivant...

Antonella: Sì, ma senza fretta di realizzare subito, prima pensiamo il modo di far maturare dentro di noi queste cose, in modo da poterle trasferire con intensità, e avere una risposta piena dai poeti e da quanti collaboreranno, l’importante non è l’avanzamento di un progetto con finalità immediatamente spettacolari, è il percorso la parte più importante dell’opera. (in un dialogo successivo con Marco, nel quale sottolineo ulteriormente la necessità di darci il tempo di interiorizzare quest’esperienza, di procedere tutti assieme, lui traduce questo invito all’introspezione con il termine secondo me molto appropriato di “decantazione”, che par giustamente riferito sia ad un processo chimico-biologico che all’opera interiore). Propongo un allargamento progressivo.   

Carla Zancanaro: Se questo percorso suscita questi sentimenti ed emozioni è una cosa bellissima. (una nota inviata dopo l’incontro da Carla Zancanaro: “Chi e’ l’artista? È il medium tra uomo e natura e qui ben si coglie la sensitività dell’autore. È inquietante ma nello stesso tempo serena, l'immagine femminile dalla rossa chioma. Uscita dall’aurora, vaga verso misteriose ed ancora celate realtà. Ai suoi piedi il verde universale collage psichico”.)

 

Annalisa, che ha visitato la villa, indica che al piano terra, non visitabile, ci sono le cucine, un’architettura molto particolare, la parte di sotto è molto interessante, dovrebbe esserci anche uno spazio in cui si entra con la barca.

Marco: Ci sono stato quando avevo otto anni, si potrebbe tornare a visitarle.

Carla Eligi (proseguendo assieme ad altre/i il discorso sulle piante): Tutte le case avevano il Giardino dei Semplici, che conteneva le erbe con cui curarsi, con cui si facevano i medicamenti (semplici=varietà vegetali con virtù medicamentose, nda)

Marco parla della tipologia delle piante raffigurate nel quadro, tra le erbe c’è la salsola, che veniva bruciata e calcinata per estrarre la soda con cui si faceva il vetro a Murano.

Carla Eligi: O nelle bottiglie per pulirle, come l’equisineto, altre erbe come la piantaggine o la borragine si fanno fritte, le foglie di melograno sono impiegabili contro la verminosi...per alcuni poi il frutto è afrodisiaco.

Annalisa Busato: Nelle cucine si potrebbe servire una cena a base di vegetali..

Giorgia: Una cena! Sarebbe bellissimo.

Annalisa e Carla Eligi cominciano a proporre alcuni abbinamenti alimentari. (Annalisa si propone per un “cathering amichevol” a base di tartine alle erbe e tè di rosa)

Eligio Leschiutta (a Marco): Gli hai messo il falcetto d’oro dei druidi! Poi...ti somiglia, è tua sorella?

Amici di Marco: No, ma sappiano chi è, gli occhi sono di una ragazza.

Marco: Solo gli occhi, la fronte e gli occhi.

Ferdinando: Sua sorella ha i capelli rossi.

Adesso qualcuno chiede a Marco in che periodo è ambientato il quadro.

Marco: il quadro è ambientato in un luglio-agosto. Enumera i nomi comuni delle piante: salicornia, salsola kali, salsola soda, atriplex o atriplice detto obione, limonio (il viola), spartomarino e giunco marino, falaschi, cannuccia comune, assenzio marino, astro delle saline o astrotripodium, statice, asparago marittimo o vulgaris, mazza sorda, tamerici, pratolina, pioppi comuni, cipressini, salici, ecc. Sono erbe, dice, che viaggiano per associazioni, la salicornia  va con la salsola, sono le due pioniere che vivono in terreni poveri di nutrimento, poi subito dopo viene l’obione, il loro lavoro è permettere che il terreno resista all’azione delle maree e delle acque che disgregano le barene, poi vengono i limoni e gli sparti, verso la barena ancora più solida.
A volte c’è una prima fascia di vegetali, un’altra fascia più interna e al centro magari una sorta di stagno dentro le barene che diventano isole d’acqua autonome con le stesse caratteristiche della fascia esterna, dipende dai minerali presenti nella terra.

Antonella: quindi la disposizione del vegetale nel quadro è improntata ad un criterio bio/logico.

Marco spiega che elementi corrispondono al reale e da dove li ha tratti rispetto ad un rappresentazione fedele del territorio attuale.

Carla Eligi legge le poesie che ha scritto per lo spirito di Malcontenta:

 

 

Tra le lunghe dita
dei salici
l’aqua scorre
come malinconia ,
antica donna
tu torni a guardarla
fermando
il tempo

malcontenta - spirito di malcontenta - belladonna pianta

luogo d’acqua

Tu bella donna
fascino
e
veleno
vita antica
nascosta e segreta
fiori
e strani occhi
ree
di palpiti di cuore
e di morte

 

Annalisa Busato: È uscita dalla villa: Malcontenta, o Elisabetta, ha superato il fiume, tutto quello che sta dentro è venuto fuori...

Ecco invece cosa mi hanno risposto in lieve differita le bambine presenti all’incontro (testuale):

Mita: (La donna) È lontana dalla villa, come se la abbandonasse, è come se cercasse di distaccare lo sguardo dalla villa.

Johanna: È  immersa nella natura, a me sembra che cerchi qualcosa, qualcosa di lontano.

Mita: Sta cercando delle erbe per ricordarsi che è stata in quel posto, prima di andarsene.
 
Dopo l’incontro, il quadro riparte con il furgone dal grande bucranio (elemento femminile, forma d’utero). Qui finisce il laboratorio del 18 giugno 2008.

(a cura di Antonella Barina)

 
 
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