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la città ideale
 
     
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Cartoline da un mondo che non c'è
 
     
 

Da bambino ero affascinato dal mondo che c’era dentro gli specchi: mi piaceva avvicinarmi con la testa al grande specchio, senza cornice, sul comò della camera dei miei genitori, e mi sforzavo di vedere il punto di unione fra il di qua e il di là, vi appoggiavo gli oggetti per vederli continuare nell’altro mondo, sdoppiarsi, deformarsi. Toccandolo sembrava di poter entrare, andare dall’altra parte, ma qualche cosa di freddo e invalicabile lo impediva…
Poi, da adolescente, la scoperta dei mondi di M.C. Escher, impossibili e improbabili, eppure, se erano stati pensati, sognati, in fondo esistevano. Per i nativi australiani è il sogno che ha creato il mondo e questo è l’archetipo fondamentale per molte religioni.
Ed ecco il velo di Maya di Schopenhauer, il quale ne “il mio Oriente” sostiene che la vita è sogno, anche se questo "sognare" è innato (quindi la nostra unica "realtà"), obbedisce a regole precise, valide per tutti e insite nei nostri schemi conoscitivi, parvenza, illusione, sogno alterano la realtà facendocela vedere in modo diverso da come essa veramente è, poi Lewis Carroll, “Alice nel Paese delle meraviglie” ma ancor di più in “Oltre lo specchio”, che mi incita a vedere le cose con altri occhi, andare al di là dello specchio, vederle da dietro; sì, perché lo specchio - a differenza di quello che comunemente si crede - non capovolge le immagini da destra a sinistra e viceversa, ma tra fronte e retro. I raggi di luce riflessi sono capovolti nella loro direzione.
Eppure è sempre presente la sensazione che non basti, c’è sempre qualche cosa di freddo e invalicabile che lo impedisce: la fine del nostro mondo e della nostra illusione di onnipotenza. In fondo ad ogni sogno c’è la grande paura … che il sogno “finisca”: la paura di perdersi. L’attimo in cui ci si libera dell’illusorietà della vita coincide, spaventandoci, con la non-vita, la difficoltà nel rinunciare, la difficoltà nell’uscire dal samsara sta proprio nel fatto che la sofferenza della vita è ciò che conosciamo, il nirvana per quanto propagandato è l’ignoto, quindi il pericolo, quante volte Don Juan avverte l’allievo Carlos Castaneda della pericolosità dell’altra realtà, del non rimanere vigili, dal lasciarsi andare completamente!
Quanti giri di parole per introdurre sorella morte…
Ma è solo un attimo, presto fugato da un altro sogno, che crea, quanti libri scritti dal sogno dell’autore che sono diventati realtà, termine di paragone, e quanti film, spettacoli teatrali, programmi radiofonici, sogni, realtà ...virtuale.
Lassù il Barone di Münchhausen, sta volando su di una palla di cannone, mentre la donna cannone cerca di svendere il suo circo, che oramai non stupisce più nessuno, siamo bombardati dalle informazioni, per ogni notizia c’è la smentita che genera un’ulteriore notizia, il fine come sempre diventa il mezzo, in questa guerra fatta di immagini per la conquista del nostro consenso.

Ed eccomi finalmente tornato al punto di partenza, eccovi il mio gioco di bambino davanti allo specchio, tra simmetria e specularità. Ma senza lasciarsi andare troppo…

 
 
Eligio Leschiutta
 
   
     
la città ideale  specchio  specchio cielo cielo simmetria celeste Cespuglio ardente - E l’Angelo dell’Eterno gli apparve in una fiamma di fuoco, di mezzo ad un roveto. lavoro onirico 14 e 52 il cielo che cade volando tempesta luoghi isola isola livelli oggi la strada inquietudine palcoscenico palcoscenico riflesso fallace riflesso fallace