Qualche tempo fa, forse qualche decennio (da qualche parte ho conservato lo stralcio di giornale), un critico titolava più o meno: "Se Montale vivesse adesso, le sue poesie sarebbero su internet". In effetti, vista la pochezza degli spazi - e la loro perenne occupazione o disuso - e la scarsa vivacità degli editori, per la poesia a partire dagli anni ottanta lo sbocco senza forche caudine è stata la Rete, a volte con siti personali, a volte ospiti di altre estensioni via web. 
E' la stessa rete in cui Realtà Non Ordinaria (www.realtano.it) ha accolto le nostre composizioni: più spesso nella sezione Versicolazioni, a volte anche nella Miniera dei Sogni, sottosezioni del sito curato da Simonetta. Nel crollo verticale dell'editoria poetica, si cerca la casualità dell'incontro con lettori e lettrici. Si fa un po' come i parassiti, come la pulce sul cane. Come i frammenti vivi attorno alle comete. Chissà cosa stiamo facendo. Lo sappiamo, certo, ma chi mai ce lo chiede? Possiamo averlo detto cento volte, ma ciascuno di coloro che danno ad intendere di voler leggere o ascoltare proietta nella poesia la propria forma mentis, la propria ignoranza scolastica, il proprio conformismo letterario, senza curarsi di sapere come la intende, da dove proviene, cosa pensa chi l'ha scritta ed è ancora vivente. Erigono monumenti appena uno muore, se è il caso, se ha un buon giro, lo si osanna. Altrimenti torna nel suo ninnante oblio. Fortuna che a volte invece trovi delle nicchie di affetto ed accoglienza. Che qualcuno pensa a come meglio porgere i tuoi contenuti. Che va un po' più nel profondo, senza corrispettivi. 
Alla domanda che Simonetta ci ha posto - Chi sei tu, poesia? - abbiamo risposto come segue, laconici o verbosi, irrimediabilmente senza conformarci ad uno standard, disomogenei e dis/ordinati, il che rende questo libro praticamente impubblicabile. Mentre scrivo, sono certa però che da ottima web designer Simonetta troverà la formula per unirci idealmente nel suo abbraccio grafico, come già ci ha uniti - orfani bisognosi di comunità che aborriamo - nelle virtuose pagine virtuali che hanno dato casa alle nostre opere.